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Sanita': Smi, Codice deontologico e statuto Enpam gia' vecchi (2)

06 giugno 2014 | 17.48
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(Adnkronos Salute) - Il secondo nodo è che "manca la questione di genere, nonostante la professione medica sia sempre più al femminile. Un’amnesia quantomeno sospetta". Infine terzo punto: "circoscrive l’ambito di competenza della professione medica, per meglio precisarla, ma sembra un riflesso condizionato della paura della concorrenza del mondo infermieristico. Un atteggiamento evidentemente (o inconsciamente) difensivistico".

"Nella deontologia, (ma non solo: anche nei meccanismi democratici di partecipazione elettorale, che sono antiquati, per non dire 'feudali') che è il fulcro stesso dell’esistenza dei collegi professionali - continua il segretario Smi - manca un vero salto in avanti: la Fnomceo non riesce ad avviare un processo virtuoso di autoriforma, a percepire nei tempi giusti i cambiamenti della nostra società. Stesso discorso vale anche per l’Enpam, dove il processo che ha portato al nuovo statuto (nella forma e nei contenuti) è sulla falsariga di quanto avvenuto in ambito ordinistico: (fare finta di) cambiare tutto per non cambiare niente".

"D’altronde l’Ente previdenziale dei medici non è eletto direttamente dai medici, come avviene per esempio con gli avvocati, ma dagli stessi consigli degli ordini, che quindi sono gli unici azionisti di riferimento. Il rischio con questo triste panorama è che l’assenza della giusta dose di coraggio e di una forte visione di futuro, finirà con il travolgere anche quanto di buono c’è nell’idea stessa di avere un sistema basato sui collegi e una cassa professionale privata. Finiremo rovinosamente sotto le macerie di un nostro 'muro di Berlino'", conclude Calì.

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