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Scampia al voto, tra rabbia e speranza

20 settembre 2020 | 20.03
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C'è un'atmosfera silenziosa, quasi rarefatta, oggi a Scampia, quasi come un respiro trattenuto. Nel quartiere dove 'lo Stato si è arreso', dove il tasso di disoccupazione è il più alto della città e la pericolosità è nota ben oltre i confini del paese, la gente sta andando a votare. Fuori dalla scuola Alpi – Levi, una delle principali sedi elettorali del quartiere, un palazzo giallo luminoso appena ritinteggiato, ci sono parecchie persone in fila. Ordinati, rispettosi, ma tutt'altro che rassegnati.

"Da stamattina è una fila incessante, qui ci sono otto seggi e sono sempre pieni -ci dicono alla scuola- il quartiere è popolato, ma siamo rimasti sorpresi anche noi dall’affluenza". Ci avviciniamo alla fila di persone che attendono il loro turno. Proviamo a chiedere cosa si aspettano, cosa vorrebbero, se ci credono ancora. "Qui manca tutto- dice un signore sui sessant’anni all’Adnkronos- siamo abbandonati. Io ho sempre vissuto a Scampia, non sono mai uscito di qua, e la cosa che vorrei chiedere al governatore, nuovo o vecchio che sia, è di smetterla di fare finta che non esistiamo. Scampia esiste, non vogliamo più essere i dimenticati".

La cosa che manca, soprattutto, è il lavoro. "Alla mia età qui o sei in carcere o sei fuori ma disoccupato -dice un ragazzo sulla trentina- e invece magari ti vorresti sistemare, ma è difficile". Si avvicina anche un giovane consigliere comunale. "Quello che il quartiere chiede non è tanto, è solo di vivere nella normalità -ci dice- una normalità che finora è sempre stata barattata col voto di scambio. Io spero una sola cosa, che finalmente riusciamo a far sentire anche la nostra voce".

Di fronte alla scuola c’è una grande piazza con delle colonne, e sopra campeggia una scritta: ‘Quando la felicità non la trovi, cercala dentro’. E’ quello che cerca di spiegare all’Adnkronos la coraggiosa preside dell’istituto, Rosalba Rotondo. "Quello che bisogna fare -dice la Rotondo, che da 37 anni insegna a Scampia e da 13 è dirigente- è creare delle cooperative di lavoro. Perché la camorra e lo spaccio si combattono dando alternative concrete".

L’abbandono scolastico è un tema che la angoscia particolarmente. "Ci sono ragazzi che lasciano la scuola perché hanno uno, a volte entrambi i genitori in carcere, e fratelli più piccoli. E quando li sollecito a tornare, sai cosa mi dicono? ‘Io non voglio fare il parassita’. Bisogna creare un’alternanza scuola lavoro, per non abbandonarli al loro destino".

(di Ilaria Floris)

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