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Scandalo Vaticano, l'accusa a Becciu: "Tentò di far ritrattare Perlasca"

03 luglio 2021 | 15.40
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Nel decreto di citazione in giudizio gli viene contestata la subornazione di testimone: "Lo avrebbe fatto tramite il suo Superiore Cantoni, facendo leva sull'obbedienza gerarchica"

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

Il cardinale Angelo Becciu avrebbe tentato di far ritrattare a monsignor Alberto Perlasca le dichiarazioni rese agli inquirenti vaticani facendo leva sull'autorità del suo Superiore, il vescovo di Como Oscar Cantoni, e per questo, nel decreto di citazione a giudizio, all'ex Sostituto della Segreteria di Stato vaticana viene contestata anche la subornazione di testimone. A far scattare la nuova contestazione una lettera inviata il 10 marzo 2021 agli inquirenti vaticani da Perlasca, con la quale l'ex collaboratore di Becciu alla Segreteria di Stato "denunciava, sostanzialmente, la gravissima pressione subita" dal cardinale "per il tramite del Vescovo di Como, Oscar Cantoni", per indurlo, "paventando condanne per falsa testimonianza, a ritrattare quanto da lui dichiarato ai magistrati".

Audito dai magistrati vaticani, Perlasca avrebbe confermato la "gravissima pressione ricevuta, per il tramite del suo superiore, da Becciu", precisando "di essere certo che il Vescovo di Como avesse ricevuto la richiesta del Cardinale" in tal senso. "Il messaggio che mi è stato fatto pervenire - spiega Perlasca nell'interrogatorio - è 'che se non ritratto io posso essere condannato ad una pena di almeno sei mesi' perché tutto ciò che ho dichiarato è una menzogna". Alla domanda se fosse certo che il vescovo di Como avesse ricevuto indicazioni da Becciu sul punto, il prelato risponde: "Non ho motivi di dubitare della sincerità di ciò che Sua Eccellenza Cantoni mi ha riportato". Ascoltato dagli inquirenti ad aprile scorso, Cantoni avrebbe poi confermato la circostanza riferita da Perlasca.

"Non può sfuggire la particolare gravità dell’accaduto oltre che per le ricadute sulla genuinità della prova, anche per lo strumento impiegato da Becciu il quale, al fine di indurre Mons. Alberto Perlasca a ritrattare le sue dichiarazioni, ha tentato di utilizzare le leve dei doveri di obbedienza gerarchica", sottolineano i magistrati vaticani, richiamando le dichiarazioni dello stesso Perlasca sul punto: “Voglio specificare che il Cardinale Becciu si è rivolto a sua Eccellenza Cantoni perché nei miei confronti esiste un rapporto di tipo gerarchico e di obbedienza ed è proprio per questa ragione che ho ritenuto di informare l'Autorità Giudiziaria di ciò che è successo. Non oso pensare in quale imbarazzo mi sarei trovato laddove Sua Eccellenza Cantoni anziché riportarmi il messaggio proveniente dal Cardinale Becciu nei termini in cui sono stati da me rappresentati, mi avesse imposto una ritrattazione”.

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