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Musica: Scandurra, variare target per uscire da crisi settore discografico

16 maggio 2017 | 19.16
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Maurizio Scandurra
Maurizio Scandurra

"Basta con la solita favola che i dischi non si vendono. Urge una variazione di target per uscire dalla crisi del settore discografico", tenendo conto che "appena il 30% della popolazione acquista musica", che "questo 30% è fatto soprattutto di giovani, avvezzi all'uso delle tecnologie e quindi più inclini a formati digitali" e che "la fascia più facoltosa, quella cioè che potrebbe permettersi il disco fisico anche in edizione delux, è quasi del tutto trascurata dall'offerta musicale". Dopo il recentissimo accordo YouTube-Warner, ragiona così Maurizio Scandurra, giornalista, critico musicale e press agent che ha lavorato negli anni con Andrea Mingardi, Tullio De Piscopo, PFM, New Trolls, Dirotta su Cuba, Ivana Spagna, Matia Bazar, Gerardina Trovato e Silvia Mezzanotte', fra gli altri.

"Il recente accordo siglato con YouTube dal Gruppo Warner (uno dei tre big large account con Sony e Universal del mercato mondiale del disco) - osserva - dimostra, in termini di potenziamento dell'apparato distributivo, come si proceda a spron battuto verso la progressiva smaterializzazione del prodotto musicale propriamente inteso. I dati diffusi dalle associazioni di categoria confermano, ahimé, questo trend. Senza il web, oggi, di che camperebbero le case discografiche?", si chiede Scandurra ponendo l'accento sulla "necessità di diversificare la proposta per quanto riguarda l'orientamento di target di acquisto: è così - dice - che in tempi di crisi e recessione, i player più attenti del mercato potrebbero salvarsi".

"Il fatturato dell'industria musicale italiana sta sotto quota 160 milioni di euro ed è diviso tra un ampio numero di aziende, dalle major alle più piccole, indipendenti comprese. Cifre risibili. A comprare i dischi - rimarca - sono le briciole di una torta potenzialmente ben più grossa".

"Demograficamente, però, siamo un Paese anziano. Di questo va debitamente tenuto conto - argomenta Scandurra - E' impensabile contemplare, quindi, solo i giovani e pensare di sostituire il cd fisico, tanto amato dalle persone più in là con gli anni e core business dell'industria discografica, soltanto con visualizzazioni su YouTube e introiti derivanti da altre piattaforme digitali".

"Per questo - prosegue il critico musicale - mi rivolgo con fiducia a Marco Alboni, Andrea Rosi e Alessandro Massara, rispettivamente vertici di 'Warner', 'Universal' e 'Sony'. Ma anche a Caterina Caselli di 'Sugar', Dario Giovannini di 'Carosello' e Dino Stewart di 'Bmg'. E confido che tengano conto di questi importanti fattori economici: sono proprio i cosidetti agée che possiedono, infatti, una maggiore capacità di spesa pro-capite, anche per la musica, e che al digitale preferiscono il supporto fisico".

"Il fatto che i live incassino più dei cd è un segnale che conferma che il mercato musicale, se ci fosse realmente pluralità, potrebbe potenzialmente fare gli stessi numeri dei concerti. Di solito, logica vuole - rileva il giornalista - che prima si ascolta un disco e poi si va a vedere l'artista dal vivo. Un dato su tutti. Il grande successo di vendite di 'Mina-Celentano' deve far riflettere. Chi ha acquistato l'album non appartiene certo a chi segue web star o artisti dei talent: si tratta di una fascia di persone che una volta tanto il mercato ha considerato, segnando un punto a proprio favore".

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