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Sanità: studio Usa, molti medici lavorano anche se malati nonostante rischi

06 luglio 2015 | 19.58
LETTURA: 3 minuti

Foto Michele Nucci / Eikon Studio/infophoto - PRISMA
Foto Michele Nucci / Eikon Studio/infophoto - PRISMA

Medico cura te stesso? Non troppo spesso, dal momento che molti medici e operatori sanitari americani, inclusi infermieri, ostetriche e assistenti, hanno riferito di andare a lavorare pur essendo malati. E questo benché sappiano che così potrebbero rischiare di contagiare i loro pazienti, oltre ai loro stessi colleghi. E' quanto emerge da un piccolo studio pubblicato online da 'Jama Pediatrics'.

Le infezioni fra gli operatori sanitari possono portare a una serie di malattie e decessi evitabili, dal momento che i medici e gli infermieri hanno a che fare con persone malate o immunocompromesse. E anche con soggetti sani ma fragili, come i neonati. Tuttavia, almeno fra i sanitari americani, sembra esserci un gap nella conoscenza che dovrebbe portare i medici a non lavorare durante la propria malattia. Julia E. Szymczak dell'Ospedale pediatrico di Philadelphia insieme ai suoi colleghi ha condotto un sondaggio anonimo in ospedale fra medici e infermieri. Hanno risposto 280 camici bianchi (61%) e 256 operatori sanitari (54,5%).

L'indagine ha rivelato che la maggior parte degli intervistati (95,3%) ritiene che lavorare mentre si è malati espone i pazienti a dei rischi, ma ben l'83,% ha riferito di averlo fatto almeno una volta l'anno, e il 9,3% addirittura almeno cinque volte. Non solo: in questi casi i sanitari hanno detto di aver lavorato nonostante sintomi come diarrea, febbre e importanti problemi respiratori.

Una decisione, quella di non darsi malato, legata soprattutto al desiderio di non lasciare in difficoltà i colleghi (98,7%), a preoccupazioni relative alla necessità di essere sostituiti (94,9%), ma anche al fatto di non voler lasciare i propri pazienti (92,5%). Seguono la paura di essere ostracizzato dai colleghi (64%) e le preoccupazioni per la continuità delle cure (63,8%).

Secondo i ricercatori a spingere il dottore malato fuori dal letto sono fondamentalmente tre aree di motivazioni: le sfide logistiche nell'individuare e organizzare una sostituzione, insieme alla mancanza di risorse per gestire le assenze per malattia; una forte spinta culturale ad andare a lavorare a meno che non si sia davvero molto malati; e infine l'ambiguità sui sintomi chiave per riconoscere di stare troppo male per lavorare.

"Questi risultati possono essere utili a progettare sistemi" che aiutino i medici a "fare la scelta giusta per tenere pazienti e colleghi al sicuro, e a curare se stessi" concludono gli autori dello studio.

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