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8 marzo

Schiave e vittime, Hope e Stefania al Quirinale

08 marzo 2019 | 12.12
LETTURA: 5 minuti

Le storie di due donne vittime del traffico delle schiave e costrette a prostituirsi, oggi al Colle per la giornata internazionale della donna. Mattarella: "Infame schiavitù del secolo"

(Foto AdnKronos)
(Foto AdnKronos)

'Mai più schiave': è dedicata alla tragedia delle donne vittime del traffico delle schiave e costrette a prostituirsi la festa internazionale della donna celebrata questa mattina al Colle alla presenza delle massime autorità dello Stato. Due giovani donne fanno il loro ingresso nella sala dei Corazzieri e raccontano le loro storie. Di spalle, perché sotto protezione, ripercorrono le tappe di un viaggio che doveva segnare la svolta della vita ma che presto si è trasformato in un vero e proprio incubo. Stefania, 24 anni, è arrivata dalla Bulgaria 17enne e con una promessa di lavoro. Racconta delle torture "subite, i segni sul mio corpo" a partire dalle "orecchie tagliate brutalmente" e i "capelli strappati: si vedeva la cute e mi sentivo bruttissima". Costretta a prostituirsi "da uomini che ogni giorno fanno la spesa, comprano cose di cui hanno bisogno. Anch'io sono diventata una cosa da comprare, non potrò mai capire come un uomo che si definisce tale possa fare questo. Questi clienti per me non saranno mai uomini, ma persone disumane e senza cuore" afferma Stefania appellandosi a leggi dure "per fermare persone disumane".
Ricorda dunque la sua salvezza, arrivata con una pattuglia dei Carabinieri e la Comunità Papa Giovanni XXIII: "oggi sono una persona nuova". Dopo di lei prende la parola Hope - un nome che in italiano vuol dire Speranza - arrivata in Italia dalla Nigeria appena 19enne per studiare. Con il suo italiano claudicante racconta delle minacce subite, chiusa in una casa senza mangiare né la possibilità di uscire. Oggi vive in Sicilia dove è diventata cuoca, "faccio gli arancini", racconta guadagnandosi l'applauso dei presenti, mentre nella sala dei corazzieri si levano le note di 'Futura', il motivo scritto e interpretato da Lucio Dalla.

MATTARELLA - "Lo sfruttamento sessuale delle donne è una pratica criminale purtroppo diffusa. E' bene chiamare questa condizione con il nome appropriato: schiavitù. Si tratta dell'infame schiavitù del nostro secolo", ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della celebrazione al Quirinale. "La domanda di prostitute schiave è alimentata da comportamenti di uomini delle società più prospere. Da uomini, di ogni età e censo, che approfittano di queste povere donne, indifferenti davanti alla violenza, alla riduzione in schiavitù, spesso anche di fronte alla minore età delle ragazze", ha continuato Mattarella, aggiungendo: "E' un fenomeno diffuso che, in realtà, esprime un'acquiescenza se non una tacita connivenza con il crimine".
Ricorda ancora il Presidente: "La violenza contro le donne è, secondo l’Onu, una delle più grandi e diffuse violazioni dei diritti umani. Non possiamo continuare ad assistere inerti alla violenza nelle case e nelle strade. Ancora ieri, nel nostro Paese, sono state assassinate - ha sottolineato il capo dello Stato - due donne, Alessandra e Fortuna, vittime di una violenza prodotta da distorte e criminali mentalità di possesso e dominio. E' necessario educare, prevenire, organizzarsi, offrire aiuto, mettere in campo reti e strumenti di contrasto che consentano alle donne, soprattutto le più vulnerabili, di non sentirsi più sole davanti alle minacce".

"L’8 marzo - ha quindi specificato Mattarella - ci ricorda che le donne sono protagoniste preziose e imprescindibili per progettare i tempi nuovi che ci attendono".

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