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Iraq: schiavitù sessuale, così l'Is giustifica lo stupro con l'Islam

21 agosto 2015 | 12.19
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Vittime numero uno sono le donne della minoranza degli yazidi

(Afp) - Afp
(Afp) - Afp

E' una vera e propria ''teologia dello stupro'' quella ''consacrata'' dallo Stato Islamico (Is) in Iraq e in Siria, dove i jihadisti hanno messo in atto un'organizzata ''schiavitù sessuale''. I primi casi risalgono allo scorso autunno, quando i miliziani hanno invaso i villaggi sulle montagne di Sinjar nel nord dell'Iraq e costretto le giovani donne della minoranza yazida a diventare concubine dei jihadisti dell'Is.

Sono più di cinquemila le donne yazide catturate lo scorso anno dall'Is e ancora 3.144 quelle attualmente in mano ai miliziani, come stima il New York Times. Vittime, la maggior parte, di un sistema di schiavitù sessuale ben organizzato, con tanto di contratti di vendita e tribunali che supervisionano il commercio degli esseri umani. Gli uffici, come anche i mezzi d trasporto, sono stati sequestrati dall'Is al governo iracheno.

Nei mercati degli schiavi dell'Is le ragazze yazide sono vendute a un prezzo che sale man mano che scende la loro età. I jihadisti che hanno un rango maggiore nell'Is hanno la prima scelta. ''Le ragazze vengono trattate come barili di petrolio", aveva detto Zainab Bangura, rappresentante speciale delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale e il conflitto, in un'intervista al Sydney Morning Herald. "Una ragazza può essere venduta e acquistata da cinque o sei uomini diversi. A volte questi combattenti rivendono le ragazze alle loro famiglie per migliaia di dollari di riscatto".

I jihadisti islamici invocano poi la religione per giustificare lo stupro e la schiavitù. In un opuscolo in 27 punti su come trattare la propria schiava, l'Is ha decretato che dopo la cattura di una donna ''infedele'' il suo stupro deve essere ''immediato'', soprattutto se si tratta di una vergine o se non ha raggiungo la pubertà. Vietato, invece, il furto di una schiava di un atro miliziano, così come è sconsigliato picchiare una schiava sul viso. Dato che si tratta di una ''proprietà'', inoltre, l'Is sostiene che lo stupro di una schiava non è da considerarsi tale.

Un articolo nel quarto numero della rivista semi-ufficiale dello Stato Islamico, Dabiq, ha illustrato anche la giustificazione religiosa per schiavizzare gli yazidi, mentre ad alcuni cristiani è stato concesso di andare avanti con la loro vita di tutti i giorni dietro al pagamento di una tassa religiosa. Sui social media e su alcuni blog i miliziani scrivono che lo stupro delle yazide non ha nulla a che vedere con il sesso, ma che rientra nella missione storica dell'Is di riportare il mondo ai giorni del califfato originale. ''La cosa più grande e migliore di avere delle concubine è introdurle all'Islam in un ambiente islamico. Molte delle concubine diventano musulmane'', sostengono i siti vicini all'Is.

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