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Scienziati: "Dare priorità a teenager, più danni da distanze sociali"

15 giugno 2020 | 16.36
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Su Lancet l'appello alla politica: "Possibili effetti a lungo termine, riaprire scuole fra prime cose da valutare"

(Fotogramma)
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Sono stati costretti, per la pandemia di Covid-19 e le regole del lockdown e del contenimento del contagio, ad alzare una barriera fra loro e il mondo. Ma gli adolescenti potrebbero essere "più suscettibili agli effetti negativi del distanziamento fisico, perché si trovano in una fase di vulnerabilità in cui l'interazione tra pari è un aspetto vitale del loro sviluppo sociale". Secondo alcuni esperti, "un ridotto contatto faccia a faccia con i coetanei rischia di interromperlo e di avere effetti dannosi a lungo termine". Dal mondo della scienza arriva un appello rivolto alla politica: pubblicato su 'The Lancet Child & Adolescent Health', è un invito a "considerare con urgenza i giovani quando si valuta l'allentamento delle misure. Riaprire le scuole e altri ambienti sociali per questa fascia d'età dovrebbe essere una priorità quando si ritiene che sia sicuro farlo".

Gli autori dell'editoriale basano la loro opinione su una revisione delle evidenze disponibili (studi peer-reviewed su isolamento, sviluppo sociale, uso dei social media) ed esortano i politici a considerare gli effetti sul benessere dei ragazzi dell'allontanamento fisico in chiave anti-Covid. L'adolescenza "è un periodo delicato" della vita dei giovani: il loro ambiente sociale e le interazioni con i coetanei sono importanti per lo sviluppo del cervello e di un senso di sé. "E' la fase di "maggior vulnerabilità ai problemi di salute mentale", tanto che "il 75% degli adulti che ha sperimentato problemi su questo fronte riferisce di aver manifestato i primi sintomi prima dei 24 anni".

Gli autori discutono anche di come l'uso delle tecnologie digitali e dei social media possa mitigare alcuni degli effetti negativi del distanziamento sociale, aiutando a mantenere connessioni sociali tra i giovani, ma - puntualizzano - sono "necessarie ulteriori ricerche" anche su questo. "Molte domande sull'impatto del distanziamento fisico sui giovani rimangono senza risposta, e c'è poca comprensione di come altri fattori di stress vissuti durante la crisi Covid-19 possano influenzare i giovani, come le pressioni economiche, l'incertezza e la perdita di eventi pubblici che segnano riti chiave di passaggio".

Niente feste di fine anno, niente cerimonie a conclusione di cicli scolastici, niente gite, niente saggi e spettacoli. Gli appuntamenti più importanti che scandiscono la crescita dei ragazzi, momenti da collezionare nel libro dei ricordi: saltati. E' successo in Italia e nei Paesi più colpiti dallo tsunami nuovo coronavirus. "Anche se le misure di allontanamento fisico sono temporanee - osserva l'autrice principale dell'analisi, Sarah-Jayne Blakemore del Dipartimento di Psicologia dell'University of Cambridge, nel Regno Unito - diversi mesi rappresentano una larga 'porzione' della vita di un giovane. Invitiamo i politici a considerare urgentemente il loro benessere in questo momento". Soprattutto quando devono modulare le scelte relative al bilanciamento fra vita sociale e convivenza con il virus.

Il distanziamento non colpisce tutti allo stesso modo, fa notare inoltre Livia Tomova, altra autrice, del Massachusetts Institute of Technology. "Lo sono di meno gli adolescenti che vivono in un ambiente familiare, che hanno un legame e buoni rapporti con genitori o fratelli, rispetto a chi vive da solo o non ha relazioni familiari positive. Dato l'uso diffuso delle politiche di distanziamento fisico in tutto il mondo, urge comprendere gli effetti a breve e lungo termine della riduzione dell'interazione sociale faccia a faccia e del maggior uso di tecnologie digitali".

Sono pochi gli studi trovati dagli esperti sugli effetti dell'isolamento sociale sulle persone. I principali sono stati condotti su modelli animali, come i roditori, creature dalla socialità innata, e hanno mostrato che anche brevi periodi durante l'adolescenza (nei topi o nei ratti) possono essere "associati ad effetti sostanziali nella chimica e nello sviluppo strutturale del cervello di questi animali".

Da alcune ricerche prese in considerazione dagli esperti è emerso poi che l'isolamento sociale forte è associato a un aumento dell'angoscia, della depressione, dell'aggressività e dell'autolesionismo negli adulti e che questi effetti possono essere amplificati nei giovani, ma il contesto di studio è molto estremo (per esempio isolamento in prigione). Altri lavori suggeriscono nell'uomo adulto un aumento dei sentimenti di solitudine, brama di contatto sociale e diminuzione della felicità, oltre a cambiamenti nell'attività cerebrale.

Quanto agli adolescenti, in pandemia sono stati tra i primi ad adottare su vasta scala le tecnologie digitali e i social media. "Le evidenze disponibili" su questo fronte "suggeriscono che il tipo di tecnologia e il modo in cui viene utilizzata sono importanti per l'effetto in termini di vantaggio per il benessere", dice una delle autrici dell'analisi, Amy Orben, University of Cambridge.

"Ad esempio, alcuni studi hanno dimostrato che l'uso attivo dei social media, come la messaggistica o la pubblicazione diretta sul profilo di un'altra persona, aumenta il benessere e aiuta a mantenere relazioni personali. Tuttavia, gli usi passivi dei social media", come il solo scorrimento ossessivo dei post e del flusso di notizie, aggiornamenti, commenti e così via, "influenzano negativamente".

I governi, concludono gli autori, devono affrontare pure il nodo del divario digitale, sostenendo l'accesso delle famiglie a questi strumenti indipendentemente da reddito o posizione sociale.

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