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Scontri Napoli, Pisani: "Camorra non c'entra con protesta civile"

24 ottobre 2020 | 14.53
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(Fotogramma/Newfotosud)
(Fotogramma/Newfotosud)

"No a ogni strumentalizzazione di una protesta civile e pacifica nata da centinaia di commercianti partenopei per chiedere sostegno in conseguenza di una chiusura parziale o totale degli esercizi, secondo i loro diritti. E lo voglio dire subito: la camorra non c'entra niente. Non si trovino alibi per le negligenze e i fallimenti della politica che non ha saputo garantire una sopravvivenza agli imprenditori". A dirlo all'Adnkronos l'avvocato Angelo Pisani, alla guida dell'associazione Noi Consumatori, legale rappresentante degli imprenditori partenopei - titolari di bar, ristoranti, gelaterie, pub, negozi - che ieri hanno protestato a Napoli a seguito delle restrizione anti-covid decise dal governatore De Luca, e che "si stanno apprestando a fare causa allo Stato se le loro richieste rimarranno inascoltate e saranno nuovamente abbandonati".

"I tafferugli non hanno niente a che vedere con la protesta dei commercianti e delle partite iva di ieri. Figuriamoci, interessati a tutelare le loro botteghe, sono terrorizzati da una qualsiasi forma di ritorsione. Non muoverebbero mai un dito contro le forze dell'ordine che invece sono state aggredite da professionisti delle proteste", spiega il legale che ieri era presente alla manifestazione, partita attraverso i social. "I giovani dei centri sociali provenienti dalle zone universitarie sono confluiti sotto la Regione e poi sono cominciati gli scontri con la polizia", afferma Pisani.

"Lo scontro non è certo tra commercianti e forze dell'ordine, alle quali esprimiamo tutta la nostra solidarietà. La controparte è solo la politica che detta le regole ma non sa organizzare il 'gioco'. Il primo obiettivo è difendere la salute e si vogliono rispettare tutte le norme anti-virus ma allo stesso tempo bisogna rispettare quelle che sono le esigenze e i pilastri del sistema economico. Altrimenti poi c'è chi muore di fame", sottolinea Pisani, a giudizio del quale "se si crea caos, qualcuno ne potrebbe approfittare. Non certo i commercianti, le prime vittime del sistema, casomai la politica per le sue passerelle, la criminalità organizzata per i suoi affari..."

"Dopo ieri i commercianti sono avviliti ma non mollano", dice ancora l'avvocato ricordando che la legge prevede un pagamento indennizzo in base all'articolo 2045 del codice civile. "Siamo vicini ai presidenti di regione e chiediamo che si facciano tramite a livello nazionale delle nostre richieste di sostegno - affermano gli imprenditori - chiediamo la cassa integrazione, con erogazione immediata e non soggetta a tassazione per il dipendente; il differimento dell'imposizione fiscale nazionale e locale; il credito di imposta per le locazioni, con cessione al locatore pari ad almeno il 60%; l'azzeramento reale dei costi fissi delle utenze; il ristoro per i datori di lavoro. Se si dovessero verificare le condizioni precedenti - concludono - gli imprenditori chiedono una programmazione della chiusura di tutti gli esercizi. In caso contrario, si continua a rimanere aperti".

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