La scrittrice tedesca Elfriede Brüning, esponente di quella letteratura della cosiddetta 'Innere Emigration', di un esilio nell'interiorità tra nazismo e comunismo, è morta ieri a Berlino all'eta di 103 anni. L'annuncio della scomparsa è stato dato dall'edizione online del settimanale "Der Spiegel".
Nata a Berlino nel 1910, Elfriede Brüning esordì a 16 anni come giornalista e a 20 si iscrisse al partito comunista. L'esperienza dell'improvvisa povertà della sua famiglia sarà oggetto del romanzo "Piccole persone", pubblicato nel 1970, ma ultimato nel 1933 quando ne fu impedita la pubblicazione perchè non rispecchiava l'ideologia nazionalsocialista. Dopo l'arrivo al potere di Hitler, Brüning decise di restare in Germania condannandosi, però, al "silenzio, all'esilio nell'interiorità", come racconta il romanzo "E poi, d'estate" (1934). Nel 1935 fu arrestata dalla Gestapo e da allora tutta la sua attività letteraria fu soggetta a minuziosi controlli. Prima del silenzio totale, al quale la scrittrice giunse nel 1938, scrisse i romanzi "In un paese stretto" e "Un giovane cuore deve vagare". (segue)