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Scuola: Anief, in Italia troppi tagli, ultimi in Ue per spesa istruzione

27 dicembre 2014 | 13.07
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L’Italia figura all'ultimo posto nell’Unione Europea per la spesa pubblica nell'istruzione. Lo sottolinea l'Anief -Confedir analizzando i dati contenuti nell'Annuario statistico italiano pubblicato dall’Istat, infatti dai noi si investe per la formazione di giovani solo il 4,6% del Pil. Guida invece la classifica la Danimarca (7,9% di "Spesa pubblica per l’istruzione in % sul Pil"), ma fanno meglio anche Regno Unito (6,4%), Paesi Bassi (6,2%), Francia (6,1%), Portogallo (5,5%) e Germania (5,1%). Dal confronto usciamo sconfitti pure rispetto a Stati Uniti (6,9% del Pil), Australia (5,8%) e Giappone (5,1%). Con il risultato di questo basso investimento che si traduce in un deludente "tasso di scolarità dei giovani di 15-19 anni" e in un modesto conseguimento di numeri di diplomi di maturità e di laurea.

"Tutti i Governi dei Paesi moderni hanno compreso che un giovane ben formato e preparato è una risorsa in più, anche per rilanciare lo sviluppo economico nazionale. Mentre nella nostra Penisola gli ultimi anni sono stati contrassegnati dai tagli. E ancora non si volta pagina" sottolinea Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir.

Dall’indicatore, che si riferisce a tutti i livelli d'istruzione e considera come fonti di finanziamento le spese dirette pubbliche per gli istituti scolastici e i sussidi pubblici alle famiglie, emerge quindi un dato inequivocabile: su questo capitolo di spesa, l’Italia si piazza mestamente in fondo alla classifica dei Paesi europei.

Il confronto diventa ancora più vistoso se si va anche ad individuare il "Tasso di scolarità dei giovani di 15-19 anni", dato dal rapporto tra gli iscritti a qualsiasi livello di istruzione in quel range anagrafico e la popolazione della stessa fascia d’età: nella stessa sintesi, l’Istituto nazionale di statistica ha rilevato non solo che nella nostra Penisola è inferiore rispetto alla maggior parte degli altri Paesi europei, ma anche che tra il 2011 e il 2012 in Italia è pericolosamente calato passando dall’81,3% all’81%. Mentre fa un certo effetto sapere che in Germania la frequenza scolastica nella stessa fascia di età è superiore al 90%. E che in altri Paesi, come Belgio, Irlanda e Paesi Bassi si attesta addirittura attorno al 93-94%.

Non ci si può meravigliare, quindi, a fronte di questi dati, se da noi il tasso di conseguimento della maturità superiore e del diploma di laurea è fermo, rispettivamente, al 79% e al 32%. Negli altri Paesi europei, questi dati "derivanti dal rapporto tra gli studenti che hanno conseguito per la prima volta un titolo di istruzione secondaria di secondo grado o terziaria e la popolazione di età teorica corrispondente al conseguimento del titolo" sono di ben altro spessore: in Danimarca, che investe nell’Istruzione quasi il doppio dell’Italia, arriva al diploma il 90% e alla laurea il 50%.

Se si guarda solo al conseguimento del titolo di scuola secondaria superiore, la Finlandia riesce nel 96% dei suoi giovani. Germania, Regno Unito e Paesi Bassi si attestano tra il 92% e il 95%.

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