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Scuola, infettivologo: "Variante inglese Covid può ridurre efficacia test antigenici"

04 gennaio 2021 | 13.19
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Immagine di repertorio (fotogramma)
Immagine di repertorio (fotogramma)

Lo screening diagnostico con test antigenici per riportare i ragazzi sui banchi è "uno strumento che per la rapidissima crescita della variante inglese, più facilmente trasmissibile tra giovani e bambini, ha delle criticità, non sempre è adeguato, pertanto va usato con cognizione e grande cautela. Le mutazioni nella cosidetta variante inglese del Sar-Cov-2 potrebbero infatti ridurre l'efficacia dei test diagnostici antigenici che si basano prevalentemente sulla rivelazione della proteina S nel campione nasofaringeo dando un risultato falso negativo". A lanciare il monito all'Adnkronos è Francesco Leone, infettivologo all'università La Sapienza, che afferma: "I test antigenici vanno aggiornati. Ma per questo occorre tempo. Nel frattempo, suggerisco a chi intenda sottoporsi a screening di verificare sempre che il test utilizzato non si basi sulla individuazione dell'antigene s".

Ecco perché, secondo lo specialista in malattie infettive, in alcuni casi la variante inglese può influenzare le prestazioni dei test: "Le varianti del virus SAR-Cov-2 possono essere evidenziate esclusivamente con il sequenziamento del genoma virale. Il sequenziamento genomico permette la valutazione delle mutazioni occorse. In particolare, nella cosiddetta 'variante inglese' è emerso che, a livello della proteina Spike (S) utilizzata dal coronavirus utilizza per legarsi al recettore ACE2, sono state osservate diverse mutazioni tra sostituzioni aminoacidiche e delezioni". Ciò significa che "non è invece ridotta l’efficacia di quei test diagnostici che rivelano la presenza di Rna virale basandosi sull’identificazione di ulteriori target come i geni N, RdRP ed E oltre il gene S. Dunque per quanto riguarda il test antigenico la riduzione di sensibilità si osserva in quei test che rivelano la presenza del solo gene S".

In parole semplici nei test sia molecolari che antigenici, quanti più reattivi sono utilizzati per identificare più geni espressi dal virus, tanto più si individuano anche le varianti mutate. Per quanto riguarda i test molecolari "quelli usati nelle strutture pubbliche e autorizzate sono affidabili e non danno la possibilità del falso negativo, perché non si basano solo sul riconoscimento del gene s ma anche di altri target. Tuttavia - precisa Leone, anche consulente di riferimento della sezione di biologia molecolare del Gruppo Bios nella Capitale - se mi si chiede vado a fare un tampone di routine e voglio sapere con certezza se ho la variante inglese, nessuno mi può dire ti faccio questo test". Per quanto riguarda i test antigenici, invece, "bisogna capire che scelta ha fatto il laboratorio x. Perchè: se usa un kit che si basa sul riconoscimento della proteina s non è in grado di individuare la variante inglese e risulterebbe dunque un falso negativo; se invece punta al riconoscimento di un altro gene, come quello n, non c'è possibilità di errore".

"La rapidissima crescita della variante inglese, più facilmente trasmissibile tra giovani e bambini - conclude l'infettivologo - rende adesso molti test antigenici non più attuali, tanto che il Governo ha bloccato i voli dalla Gran Bretagna. C'è una grande confusione e bisogna attendere, sarà necessario aggiornare i test. Nel frattempo, per essere pignoli, suggerisco a chi intende sottoporsi a screening di chiedere in farmacia se il test a loro disposizione si basa sulla individuazione dell'antigene s o su altre proteine covid, cioè se si affida prevalentemente ad altri geni come N, Rd ed Rp. Ma per stare tranquilli, se ci sono sospetti di variante inglese, meglio fare il molecolare".

(di Roberta Lanzara)

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