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Scuola, medici famiglia: "15-20% insegnanti rifiuta test sierologico"

08 settembre 2020 | 16.13
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Scotti (Fimmg): "Operazioni partite il 24 agosto tra mille difficoltà e solo grazie a impegno dei camici bianchi"

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"A livello nazionale avevamo una platea di 1,5 mln di persone, tra personale docente e non docente, che dovevano rientrare nella possibilità di fare il test sierologico dal proprio medico. Possiamo dire che Fimmg si è occupata degli elenchi di circa 800-900 mila persone, perché non siamo l'unico sindacato coinvolto. Le operazione sono partite il 24 agosto tra mille difficoltà e, voglio sottolinearlo, solo grazie all'impegno dei medici di famiglia: ad oggi il tasso di rifiuto al test sierologico tra gli insegnati è stato del 15-20%". A fare il punto con l'Adnkronos Salute è Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale.

"Aspettiamo di capire anche se sarà possibile proseguire con i test dal medico di famiglia oltre il termine del 7 settembre. Che si fa nelle Regioni che apriranno le scuole il 24 settembre? Su questo qualcuno dovrebbe battere un colpo", chiede Scotti al ministero della Salute.

"E' chiaro che c'è stato un grave buco d'informazione ai docenti - prosegue Scotti - Noi abbiamo avvisato i medici che dal 20 agosto avrebbero ricevuto gli elenchi delle scuole statali. Io come medico di famiglia, insieme al mio collaboratore di studio a Napoli, ho iniziato subito a contattare i docenti nel mio elenco di assistiti e ho potuto constatare che molti non erano informati. Ho organizzato una seduta unica per i test sierologici il 27 agosto e su 20 persone solo due si sono sottratte". Va sottolineato come molti medici di famiglia hanno deciso di fare i test fuori dell'orario di studio, in qualche caso persino il sabato, per non pesare sulle attività di ambulatorio.

Infine, secondo il segretario della Fimmg, è mancato completamente un raccordo con le Asl. "Partire con questo tipo di screening ad agosto ha evidenziato le mancanze del personale delle Asl - conclude - tutto è ricaduto sui medici di medicina generale che invece sono stati pronti".

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