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Tv: seminario M5s un processo a Rai, Salini e Foa la difendono ma cambiare si deve

21 febbraio 2019 | 21.42
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(Facebook-Fotogramma)
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(di Veronica Marino) - L'aria si poteva annusare già in premessa. Il titolo del dibattito organizzato dai Cinque Stelle parlava chiaro: 'Parole guerriere - Seminari rivoluzionari - Comunicare il cambiamento, la Rai e la rete'. Eppure i due leader della Rai, l'amministratore delegato Fabrizio Salini e il presidente Marcello Foa, erano lì. Pronti a parlare, davanti ad una platea che di certo non si era recata in massa nella Nuova Aula del Palazzo dei Gruppi di Montecitorio per lasciare impolverate critiche a tutto campo. Beh, il coraggio ha in sé genio, potere e magia, diceva Goethe. Quindi chapeau! Ma il processo non è mancato, sottolineato in numerosi passaggi da applausi scroscianti.

Passaggi come quelli del filosofo Marco Guzzi: 'Fatecela vedere la Rai del cambiamento! Il Tg1 e il Tg5 mandano in onda la stessa notizia ed anche nello stesso momento. Il sistema è truccato! I programmi che hanno audience, se poi vai a guardare i commenti su facebook, non hanno gradimento! Anzi, il vomito! Ci sono milioni di italiani che non si sentono rappresentati e ci sono programmi di una violenza mostruosa! Viene programmata la cattiveria e la stupidità, mentre servono programmi che aiutano a crescere, che ti fanno sentire meglio, non peggio".

O passaggi come quelli dell'esponente M5s, Dino Giarrusso: "La Rai si è dimenticata il dovere di dire la verità, soprattutto il giornalismo mainstream in Rai. Ma il tentativo di cambiamento non può essere ignorato da un servizio pubblico pagato dai cittadini. I Tg e in generale l'informazione Rai riportino la verità e separino le opinioni parziali dai fatti. Mentre, sul fronte creativo, la Rai adotti la meritocrazia, perché con Rai Fiction e Rai Cinema non possono lavorare sempre i soliti noti! E poi basta con la Rai delle litigate. Questa Azienda mostri il bello! Un popolo educato al bello e al vero rende il mondo migliore!".

Di fronte a una platea infuocata da interventi appassionati e sofferti, Salini e Foa non hanno mostrato disagio. Ed anzi, hanno scelto di affrontare il 'processo' difendendo le professionalità della Rai ma anche chiarendo che l'apertura alla complessità del reale è necessaria e il cambiamento è tanto urgente quanto obbligatorio, pena l'uscita di scena nei prossimi anni a vantaggio di chi punta tutto sui contenuti e consente un rapporto interattivo e senza 'dittatura' su orari e luoghi di fruizione come Ott e giganti di Internet.

"Apprezzo la passione civica - ha sorriso Foa - ma voglio anche dire con chiarezza che la Rai non si cambia da un momento all'altro, altrimenti è una rivoluzione, ma noi siamo in democrazia. Tre anni sono pochi per fare il cambiamento epocale che occorre. E' un'impresa titanica. Questo va detto con chiarezza. E' facile strappare un applauso", cavalcando questa aspettativa di cambiamento, "ma a certe trasformazioni non si arriva da un momento all'altro".

Totalmente d'accordo Salini: "Abbiamo intrapreso questa esperienza con un unico obiettivo: innescare il cambiamento che significa aprirsi all'innovazione, a nuove professionalità, al mondo digitale, a nuovi linguaggi, ai giovani, dare spazio a talenti e creatività, difendere i pilastri del servizio pubblico e quindi il pluralismo e l'autorevolezza dell'informazione. Ma questo cambiamento comporta scardinare dei modelli come, fra gli altri, quello dello share come unico punto di riferimento, mentre occorrerebbe invece passare alla valutazione del prodotto e quindi alla total audience. Tutti cambiamenti - ha argomentato Salini - che non possono avvenire da un momento all'altro. Chi conosce i tempi della tv sa quanto siano lunghi. Condivido gran parte delle cose che ho ascoltato - ha osservato con audacia - ma voglio sottolineare che in Rai non c'è disonestà. Ci sono processi e modelli da cambiare, questo sì ma io ho il dovere di difendere le tantissime professionalità che ci sono in Rai".

Molto pacato e, rigorosamente istituzionale nei toni e nella sostanza, l'intervento del presidente della Camera, Roberto Fico, che ha nuovamente ribadito l'importanza del canone quale garanzia, "almeno teorica" di una possibile indipendenza dalla politica; salvo poi sottolineare il male tutto italiano della mancanza di indipendenza dalla politica, tanto in Rai quanto nelle partecipate pubbliche. Fico, però, ha anche posto l'accento su un altro aspetto: "Non va solo tagliata l'influenza della politica e del governo in Rai, ma anche viceversa. E' sì perché - ha scandito la terza carica dello Stato - anche la Rai cerca di influenzare la politica".

Le conclusioni di Fico, un assist perfetto per Salini e Foa: "In Rai servono meritocrazia e indipendenza ma bisogna anche lasciar lavorare con piena fiducia chi ora la dirige. Più si lasciano lavorare i vertici, più il cambiamento sarà positivo", nel frattempo comunque "c'è sempre la Commissione di Vigilanza che fa il suo e cioè controlla".

"Le polemiche e le accuse continuano solo a intorpidire le acque. Dateci una possibilità di creare una Rai migliore!", gli ha fatto eco Foa che oggi, ponendo in luce la sua scelta di low profile (e cioè stop a facebook e blog) ha però voluto ripetere la priorità che lo accompagna: 'mi piacerebbe che un giorno tutti gli italiani dicessero 'è vero perché lo ha detto la Rai'". E perché questo accada, secondo Foa, l'informazione Rai deve aprirsi a 360 gradi senza restare nel solco del mainstream. Insomma via i paraocchi dal cavallo di Viale Mazzini.

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