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Senato: Grasso, legame intenso tra Spadolini e mondo ebraico

25 febbraio 2014 | 19.22
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"I legami tra Spadolini e il mondo ebraico furono intensi e costanti nel tempo, al punto che lo Stato di Israele gli intitolò un bosco e che gli furono concesse due lauree honoris causa in filosofia, dall'Università di Tel Aviv nel 1987 e dall'Università di Gerusalemme nel 1992, due anni prima della sua scomparsa. Un forte legame intellettuale che passò attraverso l'amicizia con Shimon Peres, e una coerenza politica che spesso lo portò in contrasto con vasta parte dell'opinione pubblica del nostro Paese e dei suoi più autorevoli esponenti politici del tempo". Lo ha ricordato il presidente del Senato Pietro Grasso nel discorso pronunciato nella Sala degli Atti parlamentari del Senato, in occasione della presentazione del volume di Valentino Baldacci "Giovanni Spadolini: la questione ebraica e lo Stato d'Israele. Una lunga coerenza".

"La posizione di Spadolini nei riguardi del sionismo e della questione ebraica -ha aggiunto Grasso- era frutto di un approccio culturale maturato negli anni. Il suo pensiero assunse diverse sfumature, articolandosi su più dimensioni: storica, etica e di politica internazionale. La sua fine sensibilità di storico lo indusse a individuare un parallelismo tra il Risorgimento italiano e quello ebraico, sottolineando le affinità che legavano i nostri 'padri della patria', Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo, e il 'padre di Israele', Theodor Herzl. Egli vedeva nella formazione dello Stato d'Israele l'incarnazione di principi etici che devono guidare l'azione politica, quali lo spirito di libertà e di tolleranza universali".

"La sua visione di politica internazionale -ha continuato il presidente del Senato rievocando la figura di Spadolini- fu coerente nel corso degli anni e in costanza dei numerosi incarichi istituzionali che egli ricoprì. Come ministro, in varie occasioni, come presidente del Consiglio dei ministri e infine come presidente del Senato e senatore a vita rimase sempre fedele alle sue opinioni, anche in momenti cruciali che lo misero alla prova. In occasione dell'attentato alla Sinagoga di Roma, nel 1982, fu l'unico politico italiano ammesso dalla comunità ebraica al funerale del bambino Stefano Taché". (segue)

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