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"Serenità in famiglia" bene tutelato dalla Costituzione, la novità in una sentenza

23 febbraio 2023 | 17.00
LETTURA: 2 minuti

Pronunciata dal giudice Alessandra Gatto, magistrato del tribunale di Spoleto

I maltrattamenti in famiglia come violazione della serenità familiare. E' il diritto a vivere in un ambiente familiare sereno che trova fondamento nel dovere di solidarietà familiare tutelato dall'articolo 2 della Carta Costituzionale. E' una sentenza del Tribunale di Spoleto su un caso di maltrattamenti in famiglia a ricondurre il tema alla tutela dei "diritti inviolabili dell'uomo" e ai suoi "doveri inderogabili di solidarietà", e dunque ad individuare nell'alveo di questi diritti un elemento come quello dell'armonia nei rapporti familiari, che trova così una sua definizione forte. La sentenza, pubblicata sulla Rivista di diritto “Il Familiarista”, è stata scritta da Alessandra Gatto, che per anni ha svolto le funzioni di giudice presso il Tribunale per i minorenni di Caltanissetta, autrice di diversi libri nell’ambito del diritto minorile e di famiglia e già componente della Commissione, istituita dall'ex ministra della Giustizia, Marta Cartabia, per l’elaborazione degli schemi di decreto legislativo della recente Riforma del Diritto di Famiglia.

Per la prima volta, dunque, si parla di un diritto alla serenità familiare nel reato di maltrattamenti in famiglia, compiuti, nel caso affrontato, da un figlio nei confronti dei genitori. Al riguardo viene fatto riferimento anche a profili civilistici con richiamo, in particolare, all’art. 315 bis del codice civile che sancisce il dovere del figlio di rispettare i genitori. La sentenza menziona i doveri di solidarietà familiare da ricondurre all’art. 2 della Costituzione. L'articolo 2 non ne parla in modo diretto ma prevede che lo Stato debba garantire i diritti inviolabili dell'uomo non solo come singolo ma anche nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità richiedendo l’adempimento ai doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale e la prima formazione sociale è la famiglia. Il passo in più fatto in questa sentenza è quello introdurre il diritto a vivere in un ambiente familiare sereno, riconducendolo quindi all'articolo 2 della Costituzione.

Nei casi di maltrattamenti in famiglia, infatti, il bene giuridico tutelato secondo una tesi è l'integrità psicofisica del familiare o convivente ma, ed è questo il 'salto di qualità' operato dalla sentenza, c'è qualcosa in più che deve essere tutelato, il diritto a vivere in un ambiente sano, sereno, diritto che trova aggancio nell'articolo 2 della Costituzione: una norma aperta che tutela l'uomo nella sua completezza, dei suoi valori e bisogni materiali e morali, ed enuncia un principio pluralistico che garantisce la formazioni sociali, prima tra tutte la famiglia. All'articolo 2 possono dunque essere ricondotti i diritti di libertà familiare e di solidarietà familiare, ed è a questi ultimi che il diritto alla "serenità familiare" si riconduce, concretizzandosi nel "sostegno reciproco" a cui ciascun familiare è tenuto nei confronti dell’altro. Una rivoluzione, destinata a fare scuola.

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