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Sesso con 15enne, giudici: "Donna voleva restare incinta"

10 maggio 2019 | 15.34
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L'operatrice sociosanitaria di Prato, accusata di atti sessuali e violenza sessuale su minore, è agli arresti domiciliari dal 28 marzo scorso. Il Riesame: "Figlio usato come strumento di ricatto"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

La gravidanza della 31enne, operatrice sociosanitaria di Prato, accusata di atti sessuali con minore e violenza sessuale su minore e agli arresti domiciliari dal 28 marzo scorso, è stata "cercata e voluta per tenere legato a sé quel ragazzino del quale era innamorata", e il figlio è stato "usato come strumento di ricatto per continuare la frequentazione e i rapporti sessuali". E' quanto sostengono i giudici del Tribunale del Riesame di Firenze nelle motivazioni del provvedimento di rigetto dell'istanza di revoca della misura cautelare. Le motivazioni sono state anticipate oggi dal quotidiano 'La Nazione'.

La donna ha avuto quasi 9 mesi fa un figlio dal ragazzino - oggi quindicenne ma tredicenne all'epoca dei fatti contestati - a cui dava ripetizioni private. L'indagine era stata avviata nei primi giorni di marzo in seguito alla denuncia presentata dalla madre del quindicenne. Il test del Dna eseguito sul neonato avuto dalla trentenne ha certificato la paternità del ragazzino.

L'indagata, sentita in due diverse occasioni dai pm Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli e durante l'interrogatorio di garanzia e l'udienza davanti ai giudici del Riesame, ha sempre sostenuto di aver avuti i primi rapporti sessuali con il suo allievo quando il ragazzo aveva già compiuto 14 anni. Versione che lo stesso minorenne avrebbe smentito nel corso di un incidente probatorio. A questo proposito, nelle motivazioni del provvedimento di rigetto della misura cautelare emesso dal Riesame si legge che appare certo che, "al primo rapporto il ragazzo non aveva ancora 14 anni".

Nell'inchiesta è coinvolto anche il marito della trentenne, indagato per alterazione di stato, reato ipotizzato per aver riconosciuto come suo il figlio nato alcuni mesi fa pur sapendo, secondo l'accusa, che il padre era il ragazzino a cui la moglie dava ripetizioni private.

Secondo i giudici la donna, che non avrebbe compreso la gravità di quanto successo, sarebbe stata capace di manipolare anche il marito.

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