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Migranti

Sfida Sea Watch

29 gennaio 2019 | 07.47
LETTURA: 5 minuti

(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP

Continua il braccio di ferro sulla Sea Watch. Il vicepremier Luigi Di Maio avverte: "Siamo pronti ad un incidente diplomatico con l'Olanda". Ospite di 'Quarta Repubblica' su Retequattro ha chiarito: "Lavoriamo con l'Unione europea per la redistribuzione", ma qualora dovesse servire "glieli riportiamo fino a lì, tanto non ci sono le frontiere nell'Unione europea". Perché "sui migranti è tempo che rialziamo la testa. O l'Ue redistribuisce questi 47 o, ancor meglio, l'Olanda se li prende: la bandiera non è una cosa folklorstica, indica che quella barca è Olanda".
Nel frattempo in una nota palazzo Chigi fa sapere che "il caso Sea Watch 3 è adesso all’attenzione della Corte europea dei diritti dell’uomo, attivata dal comandante della nave e dal capo missione". "L’Italia - si legge - ritiene che la giurisdizione, nel caso di specie, appartenga all’Olanda, in quanto Paese di bandiera della nave che ha effettuato il salvataggio in acque internazionali". Quindi oggi verrà depositata "una memoria davanti alla Corte, con la quale farà valere la giurisdizione olandese, contestando la propria legittimazione passiva. In altri termini, affermerà che non è l’Italia a dover rispondere di questo caso, alla luce del diritto nazionale e internazionale". "In ogni caso - prosegue il comunicato - già da ora l’Italia si rende disponibile, una volta riconosciuta la giurisdizione olandese, a offrire un corridoio umanitario al fine di consentire un trasferimento dei migranti verso l’Olanda".

"Si conferma - si legge ancora nella nota - la temeraria condotta della Sea Watch che, in condizioni di mare mosso, anziché trovare riparo sulla costa tunisina distante circa 40 miglia, universalmente considerata porto sicuro, si è avventurata in una traversata di centinaia di miglia mettendo a rischio l'incolumità dei migranti a bordo". "Rimane un quesito finale: l'obiettivo dell'azione della Sea Watch - si chiedono a palazzo Chigi - era salvare i naufraghi e offrire loro un pronto riparo nel primo porto sicuro (Tunisia) oppure creare un caso internazionale richiamando l'attenzione dei mass media?". "Abbiamo offerto - si sottolinea poi - la nostra totale disponibilità per assistenza in caso di richiesta, mettendo a disposizione due motovedette della Guardia costiera e una della Guardia di Finanza, che sono nei pressi pronte a intervenire. Abbiamo già fornito e siamo disponibili a fornire generi di conforto e la necessaria assistenza sanitaria, fermo restando che al momento c'è stato comunicato che a bordo - si conclude - è presente un team medico di fiducia".

Intanto sulla visita dei parlamentari Pd a bordo della nave della Ong si è mossa la magistratura. A salire sull'imbarcazione Maurizio Martina e Matteo Orfini che, una volta sceso, ha scritto su Twitter: "Io e Maurizio Martina siamo appena rientrati in porto. Ora stiamo facendo l'elezione di domicilio perché a quanto pare siamo indagati per essere saliti sulla nave". Poi Orfini ha aggiunto: "I campi in Libia sono un inferno che non finisce mai, ci hanno detto i migranti sulla Sea Watch". Martina al rientro ha raccontato: "Siamo stati sulla Sea Wacht. Basta guardare negli occhi quelle persone per capire che è disumano quello che stanno facendo. Fateli sbarcare, fateli sbarcare, fateli sbarcare". L'ok a salire sulla nave è arrivato solo dopo un vertice che si è tenuto in Prefettura alla presenza dei vertici della Capitaneria di porto.

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