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Shammah: "Il teatro non è sostituibile con i video, vive del rapporto tra gli spettatori"

03 aprile 2020 | 19.25
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A giugno nello spazio aperto de 'I Bagni misteriosi' andranno in scena monologhi commissionati ad alcuni attori dalla direttrice del Franco Parenti' di Milano sulla situazione legata all'emergenza Covid-19 e al 'dopo'

Andrée Ruth Shammah
Andrée Ruth Shammah

(di Veronica Marino)

Per il Teatro è una tragedia. Questa convivenza col coronavirus sta creando nella mente della gente l’equivoco che ci siano delle sostituzioni con spettacoli trasmessi in video, per esempio. Mentre del teatro non c’è sostituzione. Ecco perché è una tragedia. Il Teatro è il teatro. Una ripresa ben fatta di uno spettacolo teatrale che si presti è solo un modo per ricordare uno spettacolo, per documentare un fatto, ma non è il fatto. Se noi dovessimo far appassionare le persone al teatro con la tecnologia, avremmo perso completamente. Il Teatro non si può sostituire con qualcosa che sia supportato dalla tecnologia”. La direttrice del Teatro Franco Parenti di Milano, Andrée Ruth Shammah, racconta all’Adnkronos le sue preoccupazioni ma anche le idee su cui sta lavorando per andare in scena all’aperto, a giugno, a fronte della situazione in atto che, a suo parere, “non tornerà in ogni caso alla normalità fino a quando non sarà trovato il vaccino, perché solo allora le persone si tranquillizzeranno e non avranno paura di sedersi vicino agli altri”.

“Io – dice - ho messo tutta la mia vita per avere il teatro pieno perché in Italia, a parte i nomi di successo televisivo e da rotocalchi, far venire a vedere un buono spettacolo, non era una cosa istintiva. Paolo Grassi ha dedicato a questo la sua vita e io ho cominciato da ragazzina a sentirlo parlare del valore del teatro nei primi teatri pubblici. E ora? Quanto tempo ci impiegheremo per rimettere in moto questo cammino? Ecco perché dico che è una tragedia. Penso e spero, comunque, che quando l’allarme corona finirà la gente avrà maturato il desiderio di allontanarsi dalla tecnologia e di saperla usare solo per le cose necessarie. Il mio auspicio è che questa ubriacatura di video e dirette finisca presto e, se anche non dovesse finire, si comprenda che lo spettacolo teatrale non è solo il rapporto tra uno spettacolo e lo spettatore seduto in sala ma è il rapporto tra lo spettatore e il suo vicino. Tante volte si ride in uno spettacolo perché gli altri stanno ridendo, è una risata collettiva”.

“Il Teatro poi ha un ritmo lento – osserva la direttrice del Franco Parenti - del tutto diverso da quello di un video in diretta. E non puoi neanche cambiare video. Sei fisicamente lì e segui quello che ti sta dicendo qualcuno. Richiede ascolto in un’epoca in cui non ascolta più nessuno. Il teatro ha il suo rito: entrare in sala, lasciare fuori dalla porta lentamente tutto quello che rende uno diverso dall’altro (anziani, ricchi, poveri, colti, giovani), lentamente entrare in un foyer, sedersi in sala, chiacchierare, poi smettere di chiacchierare, arrivare al silenzio, al buio, a quell’attimo prima che si apra il sipario…tutto questo trasforma una moltitudine in una cosa singola che si chiama il pubblico. Nessuno ha mai riflettuto su questa cosa incredibile e cioè che dalla molteplicità si diventa una cosa singola. Si dice, infatti, il pubblico ha gradito, al pubblico non è piaciuto o è piaciuto, il pubblico ha riso. Il pubblico, al singolare”.

“Ma fin quando non sarà possibile sedersi vicini, dovremo stare a distanza di 1 metro l’uno dall’altro e tutto sarà diverso – sottolinea Shammah - senza considerare la ricaduta economica. Noi, per esempio, abbiamo diverse sale piccole, una di queste era stata destinata al debutto del monologo ‘Locke’, dalla sceneggiatura di Steven Knight, tradotto, adattato, diretto e interpretato da Filippo Dini. Debutto che non c’è più stato. Ora dovremmo programmare altri monologhi cosicché in scena non ci siano più attori vicini tra loro, ma dovremmo anche scegliere una sala grande e considerare che dove c’erano posti per 500 persone ora ce ne potranno essere 30 o 40”.

Nonostante la tristezza generale e la tristezza per il vuoto lasciato dalle sale chiuse, l’arte va avanti e si attrezza: “A giugno, ai Bagni Misteriosi, il più bel luogo all’aperto d’Europa con una piscina olimpionica pubblica dell’epoca fascista, di proprietà del Comune di Milano, che io ho ristrutturato con denaro privato per 13 milioni di euro, disegneremo dei quadrati sul prato e metteremo la gente ad un metro con le mascherine. Userò i Bagni Misteriosi per fare dei monologhi che rispettino le misure di sicurezza. Ho commissionato ad alcuni attori dei testi scritti appositamente sull’uscita dal periodo di emergenza dovuta al coronavirus. Si tratta di pillole di 15-20 minuti che farò in collaborazione con La Pergola e con Marco Balsamo. Annunceremo questa alleanza e faremo questa serata di apertura per dire che ci siamo, ma anche per dire che lo faremo nel rispetto completo delle norme di quella che si chiamerà normalità".

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