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"Sì a vaping per ridurre danni del fumo", oncologo Tirelli firma appello a Oms

02 ottobre 2018 | 19.02
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“Ho sposato il principio della riduzione del danno diversi anni fa e oggi, insieme a oltre 70 miei colleghi, sono qui a condividere con l'OMS una posizione comune, fiducioso di una futura e costruttiva collaborazione insieme per il bene della salute pubblica”. Ad affermarlo è il prof. Umberto Tirelli, Direttore del Centro Tumori, Stanchezza Cronica, Fibromialgia ed Ossigeno-ozonoterapia della Clinica Mede di Sacile (Pn), tra i firmatari della lettera aperta all’Organizzazione Mondiale della Sanità per sollecitarla a considerare l’approccio della riduzione del danno nelle politiche di controllo del tabacco che si discutono in questi giorni a Ginevra, in occasione dell’ottava Conferenza delle Parti del Framework Convention on Tobacco Control (Convenzione Quadro sul Controllo del Tabacco).

L’appello, a cui il Financial Times ha dedicato ieri un articolo, illustra ciò che Clive Bates, ex-responsabile del Gruppo di pressione britannico “Action on Smoking and Health”, tra i sottoscrittori della lettera, ha definito una “grossa spaccatura nella comunità della sanità pubblica”. Da un lato l’approccio alla “riduzione del danno” promosso dai firmatari, oltre settanta tra i massimi esperti del settore sanitario e attivisti anti-tabacco, secondo cui l’assunzione di nicotina attraverso prodotti che non bruciano il tabacco è molto meno pericoloso del fumo e dovrebbe essere incoraggiata per allontanare i fumatori dalle sigarette. L’altro approccio, che domina la prospettiva dell’OMS e della Convenzione Quadro che amministra, favorisce invece una forte regolamentazione o il veto assoluto di quei prodotti che sono chiamati ANDS (Alternative Nicotine Delivery Systems, sistemi alternativi di rilascio della nicotina) o ENDS (Electronic Nicotine Delivery Systems, sistemi elettronici di rilascio della nicotina).

Nella lettera, i sostenitori della riduzione del danno, la maggior parte dei quali sono docenti presso le facoltà o gli istituti di medicina, hanno sollecitato l’Oms a non lasciare che le incertezze riguardo agli effetti a lungo termine delle sigarette elettroniche ne blocchino l’immissione in commercio. “Vero è che non avremo informazioni complete sugli effetti dei nuovi prodotti finché non saranno stati utilizzati in via esclusiva per svariati decenni — e considerate la complessità delle abitudini d’uso, questo potrebbe non succedere mai - scrivono - Ma abbiamo già sufficienti conoscenze sulla base dei processi fisici e chimici coinvolti, della tossicologia delle emissioni e dei marker di esposizione per essere fiduciosi del fatto che questi prodotti senza combustione sono molto meno dannosi del fumo”.

“Ritengo che le strategie per il controllo del tabagismo debbano indubbiamente abbracciare, tra gli altri, il principio della riduzione del danno, che prevede la possibilità di offrire delle alternative potenzialmente meno dannose a tutti quei fumatori adulti che non vogliono o non riescono a smettere di fumare - sostiene Tirelli - In alcuni Paesi questa strategia è già realtà, in Inghilterra per esempio, dove è lo stesso Public Health England a suggerire l’utilizzo di alternative nell’ambito delle campagne antifumo".

"Come oncologo - prosegue Tirelli -, sono completamente convinto del potenziale di tali alternative e di quanto esse possano rappresentare un’immensa opportunità per aiutare l’oltre 1 miliardo di fumatori ad oggi nel mondo, come già peraltro avvenuto in Svezia, dove i dati dimostrano come lo snus, un prodotto del tabacco senza fumo, abbia abbassato il tasso dei fumatori adulti al 5%, rispetto ad una media del 24% nell’Unione europea, ed abbia diminuito l’incidenza del tumore al polmone del 50% rispetto alle altre nazioni europee".

"Ritengo inoltre che la mancanza di dati sull’utilizzo nel lungo periodo non debba rappresentare un limite, soprattutto in virtù del fatto che questi prodotti, basati su solide analisi e valutazioni scientifiche già condotte da istituti regolatori di molti paesi, presentano un indiscusso potenziale di rischio ridotto rispetto al continuare a fumare sigarette, potenziale che l’Organizzazione Mondiale della Sanità non può trascurare”, conclude il medico.

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