Raccogliere la frutta che cresce nei parchi e nei giardini urbani? Sì ma con qualche precauzione. La raccomandazione arriva da Alessandra De Santis, responsabile ortofrutta della Cia che all'Adnkronos esprime qualche perplessità sulla naturalezza di questi alimenti: ''Non è così scontato, infatti, che la frutta urbana non sia contaminata da sostanze chimiche''. E' vero che la frutta che cresce in città non è trattata chimicamente con fertilizzanti o pesticidi, ''ma è anche vero che in alcuni parchi spesso si fanno dei trattamenti come ad esempio le disinfestazioni. Senza contare l'elevato contributo dello smog''.
Nelle aree periferiche delle città dove l'aria è più salubre ''la frutta urbana può, invece, rappresentare un incentivo a recuperare terreni e a piantare a favore dell'ambiente''. Quanto all'aspetto salutistico però ''bisogna valutare caso per caso''. Il progetto ha comunque dei vantaggi: ''può ad esempio aiutare in consumi che risentono della crisi congiunturale''.
Basti pensare che, secondo la Cia, nel 2013, ogni famiglia ha acquistato 5 chili in meno di frutta, 3 chili in meno di verdura e 1 chilo in meno di ortaggi surgelati, portando a un calo complessivo dei quantitativi del 2% tendenziale, per un totale di 7,8 milioni di tonnellate. Il dato allarmante però è che la riduzione dei consumi riguarda soprattutto le nuove generazioni, con il 22% dei genitori che dichiara che i propri figli non mangiano frutta e verdura quotidianamente.
