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Sì del Tribunale di Bologna all'eterologa per una coppia: "Ne hanno diritto, applicazione sia immediata"

25 novembre 2014 | 19.22
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Sì del Tribunale di Bologna all'eterologa per una coppia:

(Adnkronos Salute) - Nuovo intervento di un tribunale per consentire a una coppia italiana di accedere alla fecondazione eterologa, con utilizzo cioè di gameti esterni ai due aspiranti genitori, pur essendo il divieto caduto con la sentenza della Corte costituzionale dello scorso aprile: la Prima Sezione civile del Tribunale di Bologna ha infatti ribadito, con un'ordinanza depositata ieri, "il diritto dei ricorrenti ad accedere alla procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo secondo le migliori e accertate pratiche mediche". La vicenda risale al 2010, quando i coniugi si rivolsero al Tribunale di Bologna, assistiti dagli avvocati Marilisa D'Amico, Maria Paola Costantini, Massimo Clara e Sebastiano Papandrea.

Il giudice ha riconosciuto la legittimità della richiesta, stavolta anche alla luce della decisione della Corte Costituzionale che ha 'bocciato' il divieto di eterologa contenuto nella legge 40/2004. E ha ritenuto l'immediata applicabilità della donazione dei gameti sulla base di un documento 'nuovo': la delibera della Regione Emilia Romagna 1487/2014, che ha recepito il documento della Conferenza delle Regioni sulla materia. Secondo il giudice la coppia poteva accedere a tale tecnica avendone tutti i requisiti stabiliti dalla legge 40/2004, dalla decisione della Consulta e dalla delibera regionale. In più, il tribunale fa notare che la donna ha meno di 43 anni ed è quindi possibile per lei accedere alle tecniche all'interno del Ssn, ma c'è pericolo che se non si agisce subito possa superare questa soglia, ed essendo anche già passati 4 anni solo per ottenere questa ordinanza.

"E' la conferma - commentano i legali - che non sussistono vuoti normativi. E' un'ottima notizia, ma ora è necessario che anche le altre Regioni recepiscano nei propri ordinamenti il documento della Conferenza delle Regioni e soprattutto il ministero della Salute emani le Linee guida, ferme dal 2008, in modo che ci sia chiarezza e uniformità in tutto il territorio nazionale. Si impone inoltre che la procreazione medicalmente assistita entri nei Livelli essenziali di assistenza per non creare ulteriori discriminazioni economiche".

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