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Acqua: climatologo, 'c'è deficit piogge e in primavera non ci sarà recupero'

22 marzo 2019 | 13.55
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(Fotolia)
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"Ad oggi abbiamo un deficit pluviometrico ed è probabile che la primavera non consenta di recuperare. Da un punto di vista pratico, adesso bisogna muoversi per organizzarsi perché poi d’estate, con il clima mediterraneo, tante piogge non arrivano. Bisognerebbe cominciare a pensare cosa fare: come gestire l’acqua che c’è". Massimiliano Pasqui, fisico dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr, traccia con l'Adnkronos un bilancio della disponibilità della risorsa idrica.

"Al Nord, compreso nord della Toscana e parte appenninica settentrionale, abbiamo un deficit di pioggia importante. Ma la cosa più importante è quello che ci attende: perché negli anni passati, in altre situazioni, durante la primavera avevamo quello che si chiama recupero, cioè delle piogge in eccesso, rispetto alla climatologia, che in parte bilanciavano il deficit accumulato in precedenza. Negli altri anni abbiamo avuto questo effetto di ristoro delle disponibilità idriche", spiega il ricercatore del Cnr che partecipa all'Osservatorio Siccità.

"Quest’anno le previsioni per la stagione primaverile indicano per le precipitazioni un segnale che potrebbe essere intorno alla normalità climatica. Ma avere piogge anche nella normalità non consente di recuperare. Siamo in una situazione in cui dobbiamo seguire l’evoluzione con particolare attenzione", avverte.

Più in generale e nel lungo periodo, "abbiamo dei segnali che indicano che questi periodi di riduzione delle precipitazioni sono destinati ad essere più frequenti nel nostro Paese, anche se in maniera magari articolata lungo lo Stivale". Dunque, avverte l'esperto appena rientrato da Oxford dove ha preso parte alla conferenza internazionale 'About Drought', "a scala nazionale è un problema che probabilmente affronteremo con maggiore frequenza".

Non solo. "La riduzione del risorsa idrica comporta una serie di effetti sulla società molto ramificati che aumenteranno di sicuro la conflittualità anche perché non solo abbiamo il segnale di una siccità più aggressiva, ma anche la popolazione che aumenta e i consumi che pure tendono ad aumentare", continua Pasqui.

Osservazioni che portano ad una considerazione: "Adesso è il momento di cambiare e dobbiamo farlo anche in maniera decisa perché dobbiamo arrivare a una transizione, essenzialmente economica e sostenibile dal punto di vista ecosistemico. Per fare questo si potrebbe iniziare da specifici distretti produttivi, realtà circoscritte che possano fare da esempio. Il cambio e la velocità con cui dobbiamo imboccare una nuova direzione sono importanti. Altrimenti non è il problema del Pianeta sul lungo periodo ma quello della specie umana sulla Terra".

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