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"Siciliani come africani, serve scossa", il ritorno dei Forconi

07 gennaio 2020 | 15.31
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Al via la protesta degli autotrasportatori contro il caro-navi. Mariano Ferro: "La convocazione del ministro De Micheli? Una provocazione"

La protesta a Catania - (Foto di Mariano Ferro)
La protesta a Catania - (Foto di Mariano Ferro)

(di Rossana Lo Castro) "La convocazione a Roma del ministro De Micheli? Sembra quasi una provocazione perché a quel tavolo noi non siamo stati invitati. La verità è che il Governo nazionale non è interessato a sentire le nostre lamentele. D'altra parte la questione meridionale non è certo nata oggi e il Sud da anni è abbandonato". Mariano Ferro, leader dei Forconi, è un fiume in piena. Battagliero come sempre. Al porto di Catania da stamani alcune decine di autotrasportatori, aderenti ad Aias, Trasporto Unito, Aitras e al movimento dei Forconi che nel 2012 paralizzò la Sicilia con il blocco dei tir, sono in presidio davanti all'ingresso Darsena dello scalo, vicino alla zona del Faro Biscari. Una cinquantina di camion per protestare contro l'aumento nelle tariffe per il trasporto delle merci via mare.

Rincari che gli armatori imputano alla necessità di adeguarsi alle nuove normative ambientali imposte dall'Europa, ma che, dice Ferro all'Adnkronos, "si scaricano esclusivamente su di noi". Scendono in piazza i Forconi come 8 anni fa, quando la loro protesta mise in ginocchio la Sicilia e non solo. "Rispetto ad allora tutto è peggiorato - ammette Ferro -, i problemi si sono incancreniti e le risposte non sono arrivate. Qui manca tutto: le infrastrutture, i servizi. Solo le tasse sono uguali al resto d'Italia. Sono passati oltre quattro anni e mezzo dal crollo del viadotto Himera lungo l'A19 Palermo-Catania, senza che si sia mosso un dito. Una vergogna nazionale. A Genova, invece, procedono i lavori per la ricostruzione del ponte Morandi". Ecco il segno delle differenze tra nord e sud del Paese, secondo il leader dei Forconi. "Da anni si discute inutilmente della costruzione del ponte sullo Stretto, l'unico modo perché l'alta velocità arrivi anche in Sicilia - aggiunge -. La verità è che più che europei i siciliani si sentono africani e più che isolani siamo isolati".

Il Governo Musumeci si è schierato accanto ai padroncini e l'assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, ha convocato nel pomeriggio un vertice con i rappresentanti regionali degli autotrasportatori, esclusi dal vertice romano. "I rincari dei biglietti che l'autotrasporto sta subendo sono un colpo durissimo per uno dei settori più strategici per l'economia siciliana", ha detto l'esponente del Governo regionale. "Bene la solidarietà, ma da sola non basta - avverte Ferro -. E' necessario che il Governo Musumeci vada a Roma a battere i pugni sul tavolo e che insieme a lui ci sia l'intero popolo siciliano. O il cambiamento è vero e profondo oppure non c'è futuro e la Sicilia è destinata a diventare un dormitorio per anziani. Il disastro ormai è sotto gli occhi di tutti". Per il leader dei Forconi, allora, non è più tempo di rassegnazione. "Alla Sicilia serve una scossa - avverte - e sarebbe bello se il popolo siciliano fosse in sintonia con il Governo regionale. Il riscatto può arrivare solo con un fronte comune. Invece, finite le campagne elettorali addio anche alla sintonia della politica con i problemi dei cittadini". La protesta dei padroncini ha messo in allarme Coldiretti, che teme ricadute sui produttori. "L'agricoltura è al collasso - conclude Ferro -, migliaia di aziende in questi anni sono fallite. Coldiretti è fuori dal tempo, si preoccupa di qualche giorno di sciopero indetto per far sentire la nostra voce a Roma e Bruxelles e non di 15 anni di disastri che hanno messo in ginocchio un intero comparto. Il Sud e la Sicilia sono disastrati, serve un complessivo stravolgimento oppure non ci sarà alternativa".

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