"Quello che i miei colleghi" medici "vedono sul campo indirizza verso la necessità di più zone rosse, su questo non ho dubbi. Non possiamo però mettere tutta l’Italia in zona rossa". Sono le parole di Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute che a DiMartedì si sofferma sulla divisione delle regioni in zona rossa, arancione e gialla in relazione al rischio connesso alla diffusione del coronavirus. "Ci sono alcune regioni che hanno lavorato meglio e c’è chi ha lavorato peggio. All’interno di una regione ci sono aree in cui il contagio è molto più basso, all’interno della stessa regione possono esserci diversità. Dobbiamo rispettare queste differenze nella diffusione del contagio e anche la preparazione delle regioni", dice Sileri.
"Dove non c’è un controllo territoriale, è meglio una ritirata, una zona con restrizioni più forti. Arrivano anche a me le segnalazioni di persone che aspettano 5 giorni per fare un tampone e altri 5 per il risultato: lì è meglio una chiusura preventiva, vuol dire che il sistema non è in grado di reggere a livello territoriale. Se il territorio non sa gestire il paziente o rintracciare il positivo, si arriva in ospedale".