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Silvia Romano, Urso: "Copasir dovrà occuparsi del caso"

11 maggio 2020 | 16.51
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"Spettacolarizzazione vetrina per altri Paesi e persino per i terroristi"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"È nostro dovere occuparcene anche perché una richiesta in tal senso è stata già esplicitata sulla stampa da uno degli esponenti della maggioranza nel Comitato e, peraltro, lo abbiamo già fatto in altre occasioni sollecitando l'attività della nostra intelligence che anche in questo caso ha manifestato la sua indubbia efficienza. Ovviamente lo faremo nel limiti del nostro mandato che ci obbliga alla segretezza sulle informazioni che riceviamo e comunque sempre alla massima riservatezza". Lo afferma all'Adnkronos il senatore di Fdi e vicepresidente del Copasir Adolfo Urso secondo il quale il Copasir dovrà occuparsi della liberazione della cooperante Silvia Romano.

“Come avvenuto in passato in altre vicende che hanno riguardato il rapimento di italiani all’estero. I nostri referenti sono il governo e gli organi dell’intelligence, non altri”, spiega. Quanto alle polemiche su un presunto pagamento di un riscatto, Urso si limita ad osservare: "Per quanto ci riguarda ogni informazione sarà sempre esaminata avendo ben cura del prioritario interesse alla sicurezza nazionale”.​

​Riguardo alla cooperante Silvia Romano "io ho assoluto rispetto per il suo lodevole impegno come volontaria in Africa e per la immane sofferenza che ha dovuto patire" durante la prigionia. "Credo, però, che sia stata sbagliata la eccessiva spettacolarizzazione della vicenda che certamente non si addice ad operazioni di intelligence che dovrebbero rimanere nei vincoli della riservatezza" dice Urso criticando la gestione della comunicazione, da parte del governo, sulla liberazione della giovane, “con una corsa poco edificante a chi rivendica prima e con maggiore riscontro”.

"La prima doverosa regola per chiunque operi nel campo dell’intelligence è la riservatezza, tanto più quando vi sono altri italiani rapiti all’estero - osserva Urso - In questo caso non si giustifica l’ansia di prestazione del governo che ha fatto emergere particolari che avrebbero dovuto restare assolutamente riservati".

​"Non siamo in un set cinematografico né in campagna elettorale e dovremo tutti essere consapevoli che queste operazioni hanno possibilità di successo se restano per quanto possibile riservate soprattutto sulle loro modalità di svolgimento, su chi ha partecipato, con quali mezzi e con quali strumenti, tanto più se sono stati coinvolti altre intelligence e altri Paesi - prosegue - Sono emerse invece troppe foto e troppi filmati, troppi particolari, tutto ciò certamente non giova a chi dovrà ancora agire sul campo e in contesti difficilissimi avvalendosi ovviamente anche di collaborazioni che rendono di più se non emergono".

"Non mi sento di biasimare chi rileva che di questa eccessiva spettacolarizzazione, peraltro mal gestita, abbiano tratto maggiore giovamento altri Paesi che talvolta insidiano proprio i nostri prioritari interessi geopolitici in Africa e nel Mediterraneo, o, persino, gli stessi terroristi che sono apparsi vincenti sul proscenio internazionale e ben sappiamo quanto importante sia l’immagine nel fare proselitismo e nello scatenare l’emulazione”, osserva il senatore di Fdi e vicepresidente del Copasir. "Questa gestione della comunicazione, credibilmente rivolta solo ai sondaggi interni, non giova all’immagine e al ruolo del nostro Paese e potrebbe anche esporre i nostri cittadini all’estero che comunque operano e dovranno continuare ad operare in teatri difficili”, conclude.

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