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Comunicato stampa

Silvia Ussai sul Long-Covid: “Importante gestire l’emergenza del post-pandemia"

09 febbraio 2022 | 15.04
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Silvia Ussai sul Long-Covid: “Importante gestire l’emergenza del post-pandemia

Per la Dott.ssa Silvia Ussai gli effetti del Covid vanno considerati anche nel lungo termine, con tutto ciò che ne comporta.

Milano, 9 Febbraio 2022. A due anni dall’inizio della pandemia di Sars-CoV-2, le ricerche confermano come una parte di pazienti che ha contratto il virus sviluppa manifestazioni cliniche successive alla malattia da Covid-19, in genere 4-5 settimane dalla positività, fino a 12 mesi secondo alcuni studi.

“Queste sono caratterizzate da sintomi subacuti e cronici molto eterogenei che precludono un ritorno completo allo stato di salute per il paziente. La persistenza dei sintomi, che può colpire pazienti di qualsiasi età e con vari gradi di gravità della malattia acuta, è stata riconosciuta come un'entità clinica specifica, chiamata Long-Covid”, spiega la dr.ssa Silvia Ussai, medico membro della Società Italiana di Farmacologia Clinica.

Le manifestazioni generali più frequenti includono affaticamento grave e persistente, anoressia, debolezza muscolare, temperatura elevata recidivante, dolore diffuso, mialgia, artralgia e deterioramento della qualità della vita. Vi sono inoltre quadri clinici organo-specifici.

“Il Long-Covid è una condizione identificata solo di recente e quindi la conoscenza in ambito medico è sub-ottimale ma in rapida evoluzione. Questo implica limiti nella definizione di criteri diagnostici concordati a livello internazionale e dunque un'ampia variabilità nell'identificazione del quadro clinico”, prosegue Silvia Ussai.

Un dato è però certo: un numero significativo di pazienti ufficialmente guariti dal Covid-19 presenta sintomi invalidanti persistenti (si stima che in Italia l’incidenza abbia raggiunto il 35%).

Silvia Ussai: non solo debellare il virus, ma preoccuparsi anche degli effetti del Long-Covid

Il tema è di tale rilevanza che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ( OMS ), ha attivato linee guida specifiche, e un codice ad hoc per la condizione post Covid-19. Inoltre, ha incluso questa classificazione nell’ambito delle classificazioni ICD10 (U09.9).

Fra l’altro, è importante distinguere il Long-Covid dalla Sindrome Post Terapia Intensiva (PICS), caratterizzata, in genere, da alterate funzioni polmonari, debolezza neuromuscolare, disturbi psicologici a lungo termine e ridotta qualità di vita. La PICS è comune tra i pazienti interessati da cure intensive (ricovero in terapia intensiva) e può essa stessa coesistere con il Long-Covid.

In Europa, alcuni Paesi come Belgio, Francia, Germania e Spagna, hanno attivato cliniche specializzate nella gestione del Long-Covid, e nel Regno Unito ci sono già più di 80 cliniche facenti parte del Servizio Sanitario Nazionale che gestiscono questa sindrome.

In Italia, il decreto-legge Sostegni bis ha istituito un protocollo nazionale di monitoraggio che prevede, senza oneri a carico dell’assistito, l’esecuzione di prestazioni di specialistica ambulatoriale per il monitoraggio, la prevenzione e la diagnosi precoce di eventuali esiti o complicanze legati alla pregressa malattia da Covid-19.

“Sarà dunque necessario, nella fase post pandemica, dare priorità non solo al pieno ripristino dei servizi sanitari interrotti o la cui erogazione è stata compromessa durante l’emergenza, ma anche considerare l’identificazione di approcci multidisciplinari omogenei in tutto il territorio nazionale per la presa in carico dei pazienti affetti da Long-Covid”, conclude la Dr.ssa Ussai.

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