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Banche: First Cisl, ipotesi maxi fusione lascia perplessi

02 ottobre 2015 | 15.57
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Banche: First Cisl, ipotesi maxi fusione lascia perplessi

I sindacati dei lavoratori del credito dicono 'no' all'ipotesi di una megafusione Intesa-Unicredit-Mps. "Oggi il Paese ha bisogno di banche capaci di superare esperienze fallimentari e avventuristiche, pronte a rimettersi al servizio dell'economia nazionale, assolvendo il dovere di creare, direttamente e indirettamente, sana e buona occupazione", afferma Giulio Romani, il segretario generale di First Cisl. "Parlare di perplessità è come minimo un eufemismo", rileva il sindacalista. "Se la notizia fosse vera, infatti - continua Romani - si farebbe davvero fatica a comprendere il senso e la sostenibilità di una simile aggregazione. Se, invece, come è più probabile, dovesse rivelarsi una improvvida fantasia, verrebbe da domandarsi quali interessi nasconda.Ci auguriamo che dietro tale ipotesi non si celi chi, negli anni, attraverso consulenze scriteriate, ha contribuito alla distruzione di patrimoni e organizzazioni aziendali un tempo eccellenti", aggiunge. "Una cosa è certa, conclude Romani, "se ci dovessimo trovare di fronte a un ennesimo attacco all'occupazione e alle tutele dei bancari, non esiteremmo a mobilitare la categoria, come già avvenuto in occasione del rinnovo del Contratto Nazionale".

"Com'è ormai noto -rilancia Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi- le proposte autoreferenziali e propagandistiche delle società di consulenza e delle banche d'affari non trovano quasi mai riscontro nella realtà. Più che un suggerimento, l'idea di un'aggregazione tra i tre maggiori istituti del Paese sembra uno spot pubblicitario per acquisire milionari contratti di consulenza e ricevere lauti guadagni". Unicredit e Mps, proposta da una banca d'affari, "che creerebbe 25mila esuberi e un taglio di almeno 2mila sportelli bancari".Normalmente, rileva Sileoni, "se si vuole stare nel giusto e se si vogliono evitare errori, è sufficiente fare l'esatto contrario di quello che propongono le società di consulenza e le stesse banche d'affari". Le priorità oggi per il settore bancario, sottolinea il segretario generale della Fabi, "sono tre: mantenere gli attuali livelli occupazionali; realizzare un 'patto sociale' tra banche, forze politiche e organizzazioni sindacali per sostenere la politica di Abi rispetto a talune incomprensibili posizioni della Banca centrale europea; creare una bad bank costituita attraverso capitali privati, con l'intervento anche della Cassa depositi e prestiti, per migliorare l'erogazione del credito a imprese e famiglie e per scongiurare esuberi nelle prossime fusioni".

Anche la Uilca esprime la sua contrarietà alla megafusione e il segretario generale Massimo Masi, senza mezzi termini, dice: "Siamo effettivamente di fronte alla fanta-finanza, pensare a fusioni di questo tipo, che smantellerebbero tutto il sistema bancario del Paese, è frutto di pensieri che porterebbero alla completa distruzione del sistema finanziario italiano". "Abbiamo già visto in passato - ricorda Masi - che le mega fusioni non portano incremento di valore né per gli azionisti, né per i dipendenti, né per la collettività e tantomeno per il sistema produttivo, ma solo perdite di mercato ed esuberi del personale. Non ne possiamo più di questa mega finanza internazionale che vorrebbe ridurre il nostro paese a una loro mega colonia". "È giunta l'ora di parlare di cose serie in questo Paese - continua Masi - di una nuova politica industriale, del rilancio dell'economia e soprattutto dell'aumento dell'occupazione, anziché perdere tempo a ragionare su fanta-finanza". Masi conclude auspicando, invece, che le tre maggiori banche del Paese si rafforzino, così come illustrato nella lettera dei segretari generali del sindacato del credito a Draghi e Visco.

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