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Sindacati dirigenza amministrativa: servono interventi reali

12 maggio 2014 | 16.55
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Sindacati dirigenza amministrativa: servono interventi reali

Roma, 12 mag. (Labitalia) - Via libera, seppure con qualche piccola eccezione, ai 44 punti di Matteo Renzi. E la proposta di ulteriori 10 obiettivi da perseguire rispetto alla riforma della pubblica amministrazione presentata il 30 aprile scorso dal governo. E' la posizione espressa oggi alla stampa estera dai sindacati della dirigenza amministrativa, Unadis, Direr, Fedir e Direl, che invitano anche il premier a non rinunciare alla concertazione. "La riforma delle dirigenza deve partire dall'incremento dell'efficienza", sostengono i sindacati, che precisano di essere favorevoli a un diverso sistema di valutazione dei dirigenti, alla trasparenza con i cittadini e al ruolo unico per favorire la mobilità.

"Anche noi vogliamo fare sul serio", è la risposta dei sindacati dei dirigenti della P.a. rispetto alle proposte di Renzi. Barbara Casagrande, segretario generale di Unadis (Unione nazionale dei dirigenti dello Stato), precisa che "alcuni punti hanno lasciato perplessi e vengono già detti dai sindacati da anni", mentre sono solo due i punti su cui le organizzazioni esprimono contrarietà: la prevista eliminazione del segretario comunale e la possibilità di licenziamento per i dirigenti che rimangono privi di incarico oltre un termine da stabilire. Critica la posizione delle organizzazioni sindacali anche sul tema del ruolo unico, che "non deve assolutamente diventare un parcheggio finalizzato ad uno spoil system mascherato". Casagrande sottolinea poi di aver apprezzato il metodo di ascolto introdotto con l'invio di mail al governo, pur da migliorare. E ribadisce: "Serve un ascolto vero, reale".

Questi i dieci punti proposti dal sindacato: il collegamento tra la retribuzione dei politici e l'andamento dell'economia del Paese, la corresponsabilità tra politica e dirigenza nella gestione della P.a., lo sblocco del turn-over, l'esclusività del rapporto pubblico per dirigenti e politici, l'omnicomprensività della retribuzione per i politici (con conseguente eliminazione dei rimborsi spese). Inoltre, propongono i sindacati, è necessario il dialogo tra le banche dati, l'apertura dei contratti collettivi nazionali, la certificazione costante delle competenze dei dirigenti, la verifica sull'entità degli effetti dei prepensionamenti e il reale impatto finanziario della proposta sul taglio dei permessi sindacali.

Su questi temi i sindacati si confronteranno al Forum P.a 2014 che si terrà a Roma dal 27 al 29 maggio. "Fra i 44 punti di Renzi il merito manca ancora. Si parla di nuove procedure di valutazione ma c'è ancora una difficoltà a porre gli obiettivi e c'è difficoltà nell'organismo di valutazione, che essendo scelto dalla politica ne è direttamente collegato", sottolinea Silvana de Paolis, segretario nazionale Direr (Federazione nazionale dei dirigenti e dei quadri direttivi delle Regioni). Secondo de Paolis, inoltre, il governo deve prestare attenzione al tema del ruolo unico, che rischia di essere "uno spoil system generalizzato su tutti i livelli della dirigenza".

Elisa Petrone, segretario nazionale di Fedir Sanità (Federazione dirigenti e direttivi della sanità), ricorda poi che bisognerebbe ridurre le nomine di esterni nella P.a. su base fiduciaria, che hanno portato in passato a casi di corruzione. "La sanità non a caso è uno degli ambiti in cui la corruzione è più elevata perché ci sono interessi economici enormi", dice. "La corruzione riguarda sempre la dirigenza nominata dalla politica, non i dirigenti amministrativi", le fa eco Mario Sette, segretario generale Direl (Dirigenti enti locali). A suo giudizio, "i 44 punti di Renzi sono delle ovvietà che dovevano già essere una cosa reale".

Il segretario precisa che per una riforma della P.a. bisogna procedere a una semplificazione delle norme, alla velocizzazione dei processi per intervenire tempestivamente in caso di scandali e alla riduzione delle aziende municipalizzate, che in tutto "sono 3127 e svolgono sostanzialmente funzioni già attribuite a organi già esistenti e costano 7 miliardi di euro". I sindacati accolgono dunque i punti della riforma della P.a. proposta dal governo, ma lo invitano a non eliminare la concertazione. "Siamo pronti a confrontarci in modo serio ma alcuni punti ci lasciano perplessi", sottolinea il segretario di Unadis Casagrande.

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