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Sindacati in piazza, stop giungla appalti, serve legalità

28 maggio 2019 | 14.45
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(Foto AdnKronos)
(Foto AdnKronos)

No al ritorno alla legge della giungla sugli appalti, no allo Sblocca Cantieri che dal massimo ribasso alla liberalizzazione del sub appalto di fatto "riconsegna il sistema alle consorterie dei comitati di affari e delle mafie". Non usano mezzi termini Cgil Cisl e Uil, in presidio davanti a Montecitorio, per criticare il decreto a cui il governo affida il risveglio dell'edilizia e delle costruzioni e che da oggi inizia l'iter parlamentare di riconversione al Senato.

Tanti i caschetti rossi, gialli e blu a rinnovare le critiche al provvedimento e l'accusa al governo di non essere mai stati convocati su norme che coinvolgono migliaia di lavoratori, tra tigri, leoni ed elefanti, ma di peluche, con cui ricreare un clima 'tropicale'. E l'ironia al solito non manca: così l'adesivo sfoggiato da tutti su cui un Tarzan stralunato si lancia da una liana accompagnato dall'elenco puntuale dei punti di cui i sindacati chiedono la modifica: contro la corruzione, l’illegalità, lo sfruttamento e per la qualità negli appalti pubblici, per la sicurezza sul lavoro, l’occupazione, gli investimenti e lo sviluppo.

"Speriamo che non approvino questo pasticcio perchè tornare indietro su appalti, legalità, sicurezza è sbagliato", dice dal palco il leader Uil Carmelo Barbagallo."Non so quali consiglieri o consulenti abbiano proposto queste modifiche ma sono tutte sbagliate. Chiediamo sicurezza nei cantieri ma anche snellimento degli appalti con gare non più al massimo ribasso perché dobbiamo invece creare le condizioni per uno sviluppo legale degli appalti in Italia", conclude.

Ed è lungo l'elenco delle critiche al provvedimento che i sindacati sciorinano dal palco: il ripristino della progettazione di massima al posto di quella esecutiva; il ritorno al criterio del massimo ribasso e la cancellazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa nei lavori sotto-soglia; l'allargamento delle procedure con affidamenti diretti tramite procedure negoziate senza bando di gara; liberalizzazione del subappalto; il via libera la sistema derogatorio ai super poteri dei commissari straordinari e infine la cancellazione dell'Anac, l'autorità anti corruzione.

Una legge "con elementi molto gravi sui diritti" anche per la Cisl. "E non ci convince il metodo, quello di non avere voluto un confronto con le parti sociali soprattutto con il sindacato. Abbiamo parlato con il governo solo attraverso le audizioni e non credo che questo possa essere l'alfa e l'omega del confronto. Del resto nel nostro Paese c'è un problema gravissimo di penetrazione delle mafie e non possiamo fare in modo che questa cosa venga assecondata", spiega Andrea Cuccello, segretario confederale Cisl.

Pesanti le critiche anche da parte Cgil. "Lo sblocca cantieri non sblocca gli investimenti né dà impulso all’economia, né favorisce l’occupazione mentre riduce pericolosamente la sicurezza sul lavoro", ammonisce il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra chiedendo al governo di "fermare questo scempio" e di "lavorare per garantire sicurezza e trasparenza, partendo dalle condizioni di chi lavora" . E i sindacati si appellano anche alle imprese: " Ci rivolgiamo a tutte quelle imprese che vogliono concorrere in un mercato sano affinché facciano sentire la propria voce e si oppongano a chi alimenta un sistema basato sulla concorrenza sleale e sull’abbassamento dei costi”, chiedono ad una sola voce.

Lo sblocca cantieri, ribattezzato ancora da Cgil Cisl e Uil lo "sblocca niente", inizierà dunque oggi il suo iter parlamentare che però lascia poco margine alla possibilità di vedere approvate modifiche non concordate con il governo: oggi le commissioni di Palazzo Madama dovrebbero approvare il provvedimento atteso in aula tra il 29 ed il 30 maggio prossimi.

Ma appare difficile che il lavoro possa concludersi in tempi così brevi: il via libera definitivo di Palazzo Madama perciò potrebbe più verosimilmente arrivare martedì 4 giugno. A quel punto i tempi sarebbero davvero stretti: 13 giorni appena per l'ok della Camera che non avrebbe perciò il tempo di introdurre ulteriori modifiche che costringerebbero il provvedimento a ripassare in terza lettura nuovamente al Senato.

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