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Rai: Di Trapani, giornalisti soffrono per primi mancanza meritocrazia

10 marzo 2015 | 14.46
LETTURA: 6 minuti

Per il segretario Usigrai, Vittorio Di Trapani, sentono l'esigenza di un'Azienda che colpisca sprechi veri e inefficienze ma non credono nel piano news di Gubitosi che nasce più da un'esigenza di meri accorpamenti che dalla volontà di innovare e rilanciare il prodotto e non affronta temi cardine come l'informazione di rete, la presenza nei territori e il web

Il cavallo simbolo di viale Mazzini (Foto Infophoto) - prisma
Il cavallo simbolo di viale Mazzini (Foto Infophoto) - prisma

"C'è una grande voglia di cambiamento fra i giornalisti Rai, perché sono i primi a soffrire sulla propria pelle sprechi, inefficienze, eccessivo ed immotivato ricorso a risorse esterne e mancanza di meritocrazia". Lo dice all'Adnkronos il segretario Usigrai, Vittorio Di Trapani. Un'affermazione, in controtendenza rispetto alla percezione comune che vorrebbe i giornalisti Rai del tutto riluttanti al cambiamento.

"I giornalisti -scandisce Di Trapani - sentono davvero l'esigenza di un'azienda nuova, in grado di competere in un mercato editoriale totalmente cambiato; la necessità di svolgere al meglio la propria missione di servizio pubblico che avvertono con orgoglio. E per questo vogliono un'azienda - ribadisce il segretario - che sappia colpire sprechi veri, inefficienze e premiare il merito". E il piano news va o no in questa direzione? "Il piano approvato dal Cda e proposto dal Dg Gubitosi non ci piace e non piace neppure alle redazioni - parla chiaro il numero uno dell'Usigrai - Nasce, infatti, più da un'esigenza di meri accorpamenti, mettendo così a rischio la qualità, piuttosto che dal bisogno di innovare e rilanciare il prodotto. E, in questo, mostra tutti i suoi limiti, non affrontando temi cardine come l'informazione di rete, la presenza nei territori e il web".

Di Trapani in questi giorni sta girando per l'Italia con un punto solo all'ordine del giorno, il cambiamento, ed è certo che il sindacato possa dare un contributo determinante nel declinarlo al meglio e renderlo condiviso ed efficace: "Stiamo facendo assemblee in tutte le testate a Roma e in tutte le redazioni regionali per proseguire il confronto iniziato un anno fa, che ci ha portato ora alla 'piattaforma Raipiù'".

Newsgathering unico non depotenzia il pluralismo

"Un confronto fondamentale - spiega Di Trapani - in vista del referendum si che si terrà dal 19 al 22 marzo sulla piattaforma Raipiù. Grande occasione per dare modo a tutti le giornaliste e i giornalisti iscritti, ma anche a quelli non iscritti all'Usigrai, di esprimersi sulla piattaforma e di partecipare collettivamente al cambiamento della Rai Servizio Pubblico". Ma il sindacato, nel proprio cammino verso il nuovo, auspica uno scambio anche con il mondo esterno: "Ci piacerebbe confrontarci, non solo con le varie redazioni Rai, ma con l'intera categoria e, attraverso i giornali, anche con i cittadini perché la Rai non è né dei giornalisti né, in generale, dei suoi dipendenti, ma la Rai Servizio Pubblico è dei cittadini. Ci auguriamo, quindi, che anche sui quotidiani si apra un dibattito sulla proposta Usigrai".

"Una proposta - ricorda Di Trapani - che parte da tre parole chiave: prodotto, la cui qualità deve essere sempre migliore; identità, che devono essere valorizzate e rafforzate; unità, per costruire una nuova Rai capace di competere sul mercato globale. In sintesi, dunque, la piattaforma (parola che Di Trapani usa appositamente al posto di 'piano' per evidenziare come si tratti di un'idea aperta ad altri contributi) Raipiù prevede un 'newsgathering' unico, il direttore delle news scelto per selezione pubblica, il rafforzamento della presenza nei territori regionali con presenza in tutte le provincie e all'estero con le sedi corrispondenti, la titolarità dell'informazione di rete affidata ai Tg e un rilancio del web come priorità per costruire una Rai cross mediale".

Ma un newsgathering unico non depotenzia il pluralismo? "L'Usigrai - tiene a sottolineare Di Trapani - è stata sempre contraria alla tripartizione fondata su criteri da Prima Repubblica, il pluralismo non è una somma di parzialità - rileva il sindacalista - Il pluralismo oggi è un pluralismo di racconto di linguaggi, di format, di realtà e di fenomeni sociali troppo stesso dimenticati che il servizio pubblico deve tornare a illuminare".

Identità testate si rafforzano con mission specifiche, a Tg2 innovazione, a Tg3 inchieste

Che fine fanno nella piattaforma Raipiù le identità dei marchi storici ? "Vanno rafforzate con una ridefinizione e un rilancio delle missioni specifiche dei singoli marchi. Esempio: il Tg1 continuerà ad avere la sua missione storica di Tg generalista; il Tg2 è invece il Tg dell'innovazione, della sperimentazione e deve puntare sull'approfondimento anche attraverso un format nuovo con meno servizi ma più lunghi, in grado quindi di scavare e spiegare. E a tal proposito - aggiunge Di Trapani - altro gioiello del Tg2 da valorizzare è il patrimonio delle rubriche; il Tg3 è il luogo dell'analisi, di quelle che potremmo definire slow news, quindi inchieste e analisi per spiegare i perché dei fatti".

Quanto al capitolo spinoso delle sedi regionali, "in un'informazione che diventa sempre più globale, c'è la necessità di rafforzare l'informazione di prossimità, ovvero quella che è più vicina ai cittadini e alla loro vita quotidiana. E questo vuol dire coprire l'intero territorio di ogni singola regione", dice Di Trapani che sul tema dei 'troppi' giornalisti nelle sedi regionali taglia corto: "Ricordo che la Bbc ha 3000 giornalisti sul territorio, France 3 ne ha 1500, la Rai ne ha 700. E non c'è dubbio che serva una presenza su tutto il territorio nazionale e la dotazione tecnologica giusta per essere tempestivi".

Infine, la titolarità dell'informazione di rete "deve essere affidata ai Tg. La responsabilità editoriale deve, infatti, assicurare le varie mission appena evidenziate non solo nei Tg, ma in tutti i programmi di approfondimento che vanno sulla stessa rete", conclude Di Trapani.

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