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Sindrome dell'Avana, per la Cia "è improbabile che vi siano dietro Russia o altri"

20 gennaio 2022 | 14.35
LETTURA: 2 minuti

E' questa la conclusione preliminare a cui è arrivata la task force dell'agenzia, guidata da uno degli agenti che ebbe ruolo chiave nella caccia a Osama Bin Laden.

Sindrome dell'Avana, per la Cia

E' "improbabile" che vi sia la Russia o un altro Paese straniero dietro ai misteriosi attacchi che hanno provocato negli ultimi anni disturbi fisici ad agenti di intelligence e diplomatici americani in tutto il mondo, noti come "la sindrome dell'Avana". E' questa una prima conclusione a cui è arrivata la Cia, dove è al lavoro la task force - guidata da uno degli agenti che ha avuto un ruolo chiave nella caccia ad Osama bin Laden - creata dal direttore William Burns subito dopo il suo insediamento.

"Abbiamo concluso che è improbabile che un attore straniero, compresa la Russia, stia conducendo una campagna globale mettendo in pericolo americani con un'arma o un dispositivo", ha spiegato un'alta fonte dell'agenzia di intelligence americana, una formulazione che non chiude comunque totalmente le porte alla possibilità che una potenza straniera possa essere responsabile di casi non provocati da condizioni mediche o altri fattori.

Le indagini comunque non avrebbero quindi trovato prove concrete del sospetto he da più parti, nella comunità dell'intelligence e al Congresso, viene avanzato da tempo: cioè che sia la Russia a prendere di mira il personale americano ed i loro familiari con tecnologie e onde elettromagnetiche.

Da quando per la prima volta nel 2016 i diplomatici dell'ambasciata americana a Cuba hanno denunciato i primi sintomi, tra i quali vertigini mal di testa, problemi di vista e udito, vi sono stati oltre mille altri casi di "incidenti anomali" tra diplomatici, agenti di intelligence e militari Usa all'estero, riconducibili a quella che è stata chiamata 'la sindrome dell'Avana'.

Secondo la fonte della Cia, nella maggioranza dei casi - che si sono registrati praticamente in tutti i continenti - si possono risalire a condizioni mediche delle persone coinvolte, a situazioni ambientali ed altri fattori per giustificare il fenomeno. Ma rimangono "alcune decine di casi", definiti "i più difficili", che rimangono ancora senza spiegazioni e per i quali si continua ad indagare. "Il nostro lavoro continua, non abbiamo ancora finito", assicurano da Langley.

Secondo altre fonti i casi ancora senza spiegazioni sarebbero più di qualche decina, e viene ricordato che a questi sta lavorando anche un panel di specialisti e di esperti di altre agenzie che potrebbero arrivare a conclusioni diverse da quelle raggiunte dalla Cia.

Le indagini di Cia ed altre agenzie rientrano nello sforzo a cui l'amministrazione Biden si è impegnata per risolvere il mistero di questa sindrome, accusando la precedente amministrazione Trump di averla ignorata e liquidato i sintomi come 'immaginari'.

Nell'ultimo anno è aumentato il numero dei casi, e l'amministrazione si è impegnata, con l'Havana Act, a sviluppare piani per compensare e coprire le spese mediche dei dipendenti federali coinvolti. Lo scorso novembre, inoltre, il segretario di Stato, Antony Blinken, ha detto che "nulla sarà lasciato intentato per fermare questi incidenti".

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