"È una situazione disperata. Nell'area rurale di Damasco gli scontri sono fortemente diminuiti, ma gli sfollati sono un numero enorme e vivono in condizioni miserabili. Provo molta vergogna: gli sforzi della comunità internazionale non sono sufficienti". A circa quattro anni dallo scoppio del conflitto, sembra ancora lontana una soluzione per la Siria. In una intervista all'Osservatore Romano, il presidente della Cri, Francesco Rocca, traccia un quadro preoccupante: "il numero di sfollati è drammaticamente salito. Io ero già stato qui circa dieci mesi fa e il numero degli sfollati interni raggiungeva i quattro milioni e mezzo, mentre ora tocca i sei milioni e mezzo. Se consideriamo che i profughi fuori dal Paese sono circa due milioni e mezzo, nel complesso abbiamo una cifra spaventosa".
"Ogni mese gli sforzi della Croce rossa e della Mezzaluna rossa raggiungono seicentomila famiglie, tre milioni di persone in tutto, e quindi, con la collaborazione delle Nazioni Unite, solo la metà degli sfollati interni. Ma si tratta sempre di aiuti basici: i siriani - denuncia Rocca - sono allo stremo, continuano a vivere senz'acqua, senza elettricità, senza cibo, in case distrutte o semidistrutte. Mi sento inadeguato: provo un'enorme frustrazione, soprattutto di fronte al bisogno crescente. Il tessuto economico del Paese non esiste più: girando per Damasco — come abbiamo fatto noi — si trovano tantissime di queste case appena ricostruite che sono piene di sfollati ai limiti della disperazione''. (segue)