cerca CERCA
Martedì 16 Aprile 2024
Aggiornato: 18:04
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Siria: la doppia partita turca a Kobane, torna sul tavolo liberazione Ocalan/Aki

09 ottobre 2014 | 15.59
LETTURA: 5 minuti

Leader Curdo del PKK- busta 9905 del 10/93
Leader Curdo del PKK- busta 9905 del 10/93

E' una doppia partita quella che il governo turco starebbe giocando a Kobane, la città curdo-siriana assediata dai jihadisti dello Stato islmaico (Is). Da un lato Ankara punta alla sconfitta dei movimenti armati curdi impegnati nella difesa della località sul confine, dall'altro è interessata a salvaguardare i voti della minoranza curda, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. In quest'ottica, Ankara evita di intervenire militarmente a Kobane, lasciando che l'Is avanzi a scapito dei curdi, ma intanto consente che "la liberazione di Abdullah Ocalan torni nell'agenda dei negaziati di pace" con il movimento di cui è leader, il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).

E' quanto riferisce ad Aki-Adnkronos International una fonte vicina ai negoziati, che preferisce mantenere l'anominato. "E' vero - dice la fonte - quello che alcuni media hanno scritto in questi giorni su una possibile accelerazione delle trattative per la liberazione di Ocalan", detenuto dal 1999 in un carcere sull'isola di Imrali. A marzo 2013, il governo allora guidato da Recep Tayyip Erdogan ha avviato un negoziato di pace con il Pkk, dopo decenni di violenze nel sud-est del paese costate la vita a 40.000 persone.

Il negoziato prevede per il Pkk la fine della lotta armata e per il governo l'impegno ad adottare riforme democratiche, finalizzate all'integrazione della minoranza curda e al riconoscimento dei suoi diritti. Ultima tappa di questo processo, mai ammessa ufficialmente da Ankara, sarebbe la liberazione del leader carismatico del Pkk, Ocalan.

Nei giorni scorsi Ocalan è tornato a farsi sentire, invitando i curdi di Turchia ad andare a combattere a Kobane e dando un ultimatum al governo: per un intervento militare turco a Kobane "possiamo attendere fino al 15 ottobre", ha detto, aggiungendo che "se cadrà Kobane, si chiuderà anche il processo di pace". Una prospettiva certo non gradita alle autorità turche per due motivi. Il primo è il rischio che il sud-est della Turchia torni a infiammarsi e si arrivi fino a una guerra civile, le cui avvisaglie si sono avute già nei giorni scorsi, con violenze costate la vita a 21 persone.

Il secondo motivo è che, come spiega la fonte di Aki, il partito di governo Giustizia e Sviluppo (Akp) "non può fare a meno dei voti dei curdi". La prospettiva più immediata è quella delle elezioni parlamentari del prossimo giugno. Senza i voti che ha conquistato negli ultimi anni tra la minoranza curda che popola il sud-est, l'Akp rischierebbe un calo drastico di consensi e di seggi in parlamento. L'appoggio dei curdi servirà anche dopo le elezioni, quando il governo proporrà una riforma della costituzione "prioritaria", come l'ha definita di recente Erdogan, ora presidente della repubblica.

Anche secondo un editoriale di al-Monitor, sito panarabo edito a Washington, "una rottura del cessate il fuoco da parte del Pkk potrebbe mettere a rischio la performance dell'Akp alle elezioni di giugno". Ecco quindi che la liberazione di Ocalan, o quanto meno l'apertura di un negoziato in proposito, diventa per Ankara "una carta da giocare", come dice la fonte di Aki.

Ufficialmente, il governo guidato da Ahmet Davutoglu, fedelissimo di Erdogan, smentisce questa ipotesi. E anche i curdi sono cauti nell'affrontare il tema. "Nei negoziati di pace, la questione della liberazione di Ocalan c'è sempre stata - spiega ad Aki Orkan Yilmaz, rappresentante in Italia del Congresso nazionale curdo - ma non è prioritaria. La richiesta curda è di risolvere innanzitutto i problemi della minoranza e, quando tutti i nodi saranno sciolti, la scarcerazione di Ocalan sarà automatica e naturale".

La liberazione di Ocalan è "una questione politica, che deve essere risolta tra il Pkk e il governo locale", dice ad Aki la rappresentante a Roma del governo regionale del Kurdistan iracheno, Rezan Kader. "Spero - aggiunge - che il processo di pace non venga bloccato e che la Turchia, su Kobane, prenda una posizione giusta non solo per il Medio Oriente, ma per l'umanità". Yilmaz avalla l'ultimatum di Ocalan ad Ankara, perché "se Kobane è sicura, è sicuro anche il Kurdistan settentrionale", cioé il sud-est della Turchia.

Per ora, la "doppia partita" turca su Kobane sembra produrre solo parzialmente i risultati sperati e la minoranza curda è sempre più agguerrita contro il governo. "A Kobane - dice Yilmaz - non è l'Is, ma la Turchia, a colpire i curdi. C'è un evidete accordo tra Ankara e Is, che prevede appoggio logistico ai jihadisti in cambio degli attacchi ai curdi". E anche a livello internazionale, la strategia turca crea malcontento. Ieri il New York Times parlava di irritazione a Washington per la riluttanza che dimostra Ankara a impegnarsi seriamente contro l'Is. "C'è un sentimento crescente di angoscia - ha spiegato una fonte anonima dell'amministrazione Usa - sul fatto che la Turchia stia un po' temporeggiando riguardo al suo intervento per prevenire un massacro a meno di un miglio dai suoi confini".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza