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Siria, monitoraggio su 15 combattenti italiani

08 gennaio 2019 | 16.42
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(AFP)
(AFP)

di Marco Mazzù
Monitoraggio in corso da parte degli apparati di prevenzione sui cittadini italiani, in tutto una quindicina, che si presume si trovino attualmente in Siria impegnati in attività di combattimento. L'attività, precisano all'AdnKronos fonti qualificate, "è precedente alla notizia della morte di Giovanni Francesco Asperti", nome di battaglia 'Hiwa Bosco', che si era unito alle milizie curde dell'Ypg.

E proprio questo aspetto, il sostegno alle formazioni armate che in territorio siriano si oppongono all'Isis, "fa sì che in quest'ultimo caso non sia tecnicamente corretto parlare di veri e propri 'foreign fighters' perché, pur esercitando un'attività armata, non era diretta al sostegno del jihadismo fondamentalista".

Filo-curdi sono i cinque giovani antagonisti per i quali la procura di Torino ha chiesto nei giorni scorsi la misura della sorveglianza speciale in ragione della loro recente attività nella regione siriana del Rojava. "Quando si parla di volontari in Siria bisogna ulteriormente specificare -rilevano le stesse fonti - se la permanenza di chi si reca sul posto si sia concretizzata in servizio di tipo umanitario, sanitario e logistico oppure in vera e propria attività di combattimento".

FOREIGN FIGHTERS - Per quanto riguarda invece i circa 130 'foreign fighters' filo-jihadisti partiti dall'Italia con l'obiettivo di combattere nelle file dell'Isis in Siria e in Iraq, non più di un decimo - una dozzina di persone - è di nazionalità italiana. Per il resto si tratta di stranieri che hanno soggiornato nel nostro Paese o per qualche motivo sono transitati per il territorio italiano. In altri Paesi il fenomeno degli aspiranti combattenti per il terrorismo è stato in questi anni molto più marcato. I numeri italiani sono in ogni caso molto inferiori alle cifre registrate in Belgio, Francia, Germania e Gran Bretagna, da dove in questi anni sono partiti per le zone del fronte almeno 3.000 combattenti. Più di 1.200 i 'siti di interesse' monitorati dagli apparati di prevenzione italiani.

Una "attenzione informativa particolare" è stata riservata dagli 007 italiani "al fenomeno dei 'foreign fighters' (specie occidentali, europei inclusi) che negli anni scorsi hanno aderito al jihad raggiungendo i teatri di conflitto" segnala l'intelligence nell'ultima 'Relazione annuale al Parlamento sulla politica dell'informazione per la sicurezza'.

RETURNEES - L'attenzione degli apparati della sicurezza è posta soprattutto "in relazione al concreto rischio di un 'effetto blowback', ovvero alla possibilità che, una volta rientrati nei Paesi d’origine, essi decidano di passare all’azione. L’addestramento militare, unito al carisma proprio dei veterani - si legge nel documento - induce ad attribuire ai returnees un potenziale di minaccia tanto maggiore quanto più lunga ed intensa è stata la loro esperienza nelle file di Daesh in Siria e Iraq".

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