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Siria: monsignor Zenari, cristiani si sentono nel mirino

03 maggio 2014 | 13.07
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(Aki) - I cristiani che vivono in Siria "sono nel mirino", ma si trovano "sulla stessa barca" dei musulmani, degli alawiti e dei drusi. "Tutti stanno soffrendo" e le 150mila vittime del conflitto, tra cui 12.500 bambini, dimostrano che "le bombe non fanno distinzione" tra le varie fedi. Lo afferma ad Aki-Adnkronos International il nunzio apostolico a Damasco, Mario Zenari, a pochi giorni dalla diffusione sul web delle immagini shock della crocifissione a Raqqa, nel nord della Siria, di due cristiani ad opera dei jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante.

"Non voglio fare distinzioni sulla sofferenza, che in Siria e' universale e trasversale - afferma il nunzio - Tutta la Siria e' a pezzi, e' inutile dire che sono state bombardate tre chiese o quattro moschee". "I cristiani soffrono come soffrono tutti, anche se c'e' stata qualche accentuazione che ha fatto notizia", prosegue il religioso, citando l'esempio del rapimento delle suore greco-ortodosse di Maalula, liberate il 9 marzo scorso.

In merito alle immagini delle crocifissioni dei due cristiani diffuse dal gruppo 'Raqqa is being slaughtered silently', Zenari spiega che e' "difficile avere notizie da quella zona, che e' lontana e chiusa. Da quello che mi dicono fonti ad Aleppo - sottolinea - i cristiani a Raqqa, dove gli ultraradicali hanno imposto la sharia, non ci sono piu' da mesi, forse e' rimasto qualcuno. In questi casi, prima di commentare bisogna verificare la verita' delle immagini e non sono ancora in grado di farlo".

Secondo il nunzio, la maggior parte dei cristiani in Siria vive oggi a Damasco, Aleppo e Tartous. E' nella capitale che la situazione appare piu' complicata. "A Damasco i mortai arrivano dappertutto, in particolare nel quartiere popolare di Jaramana, dove c'e' una comunita' cristiana - conclude - mentre ad Aleppo i cristiani vivono in una zona al momento sotto il controllo dell'esercito, ma anche li' arrivano i colpi dei mortai".

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