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Siria: Ritorno a Homs, al cinema la citta' assediata simbolo della rivolta (2)

23 aprile 2014 | 12.03
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(Aki/Washington Post) - In merito alla produzione di 'Ritorno a Homs', Nyrabia spiega quanto sia ''altamente problematico'' comunicare con la popolazione nella citta' assediata e far uscire dei filmati. ''Ma fa parte di cio' di cui il film racconta. E' un'amicizia che nasce tra due registi. Il veterano e il neofita. Uno in esilio in Francia e l'altro sotto assedio'', racconta. Inizialmente Nyrabia era dubbioso quando il registra curdo Talal Derki, che allora viveva a Damasco, gli ha proposto di girare un documentario su Homs, che lui stesso ammise di non conscere bene. Ma poco dopo Derki gli ha presentato quelli che sarebbero diventati due personaggi chiave del documentario e lo ha convinto: si tratta di Basset e Ossama, quest'ultimo ora disperso e probabilmente detenuto in un carcere del regime. Durante il primo anno di guerra e di riprese, Nyrabia e Derki si sono recati personalmente a Homs con ''telecamere smanetallate in 15 pezzi e nascoste nel telaio dell'auto, protette da mia madre seduta davanti in modo che i militari ai posti di blocco non ci trattassero molto male. Poi ci volevano un paio d'ora per smontare l'auto e montare le telecamere'', racconta il produttore.

Man mano che il conflitto è proseguito, è stato sempre piu' difficile per il registra e il produttore recarsi a Homs e tutto è finito sotto la responsabilita' delle persone all'interno della citta' assediata. ''Abbiamo fornito telecamere piccole, sportive, telecamere spia in modo che non si rischiasse la vita per filmare'', ha detto Nyrabia. E che tutto venisse raccontato senza essere politicizzato. A questo proposito, il produttore ha sottolineato che le sue critiche rispetto all'indifferenza dell'Occidente per il dramma siriano non si applicano al mondo del cinema. ''Abbiamo sempre avuto un supporto meraviglioso da parte di registi, festival, delle organizzazioni. Tutti coloro che non hanno potere decisionale (in politica, ndr) sono molto attenti sul piano umano e credono in quello che stiamo facendo. In questo senso non siamo soli. Non avremmo potuto fare questo da soli''.

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