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Siria, sui cieli aerei militari di almeno 14 paesi

03 dicembre 2015 | 15.16
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(Infophoto)
(Infophoto)

Aerei militari di almeno 14 paesi operano in Siria. Senza un comando congiunto, senza obiettivi comuni, spesso senza un canale di comunicazione tecnico e in almeno un caso, quello di Russia e Turchia, in aperta ostilità reciproca. Con l'arrivo dei Tornado di Londra , che questa mattina hanno effettuato i primi bombardamenti su un giacimento di petrolio in mano all'Is nell'est del Paese, i cieli siriani si fanno ancora più affollati.

Il 22 settembre dello scorso anno hanno iniziato gli Stati Uniti, insieme a cinque paesi arabi alleati (Giordania, Arabia saudita, Barhein, Emirati arabi uniti e Qatar) a bombardare con raid a bassa intensità in Siria. Poco meno di un anno dopo, la Francia inizia voli di ricognizione a cui, pochi giorni dopo, hanno fatto seguito raid australiani. E quindi raid francesi. La Turchia aveva nel frattempo, a luglio, iniziato operazioni autonome in Siria. Il 30 settembre, è la Russia a dare inizio ai bombardamenti su richiesta, si sottolinea a Mosca, del presidente siriano Bashar al Assad che mantiene una forza aerea attiva nel suo paese. Il Canada lo scorso ottobre ha solo anticipato la fine della sua partecipazione ai raid, ma senza ancora fissare una data. Gli israeliani hanno preso di mira il traffico di armi di Hezbollah, anche se il governo ha ammesso solo generiche operazioni militari. I tornado tedeschi sono in arrivo, una volta arrivata l'approvazione del Bundestag, anche se solo per operazioni di ricognizione.

I raid Usa mirati partono dalla portaerei "Carl Vinson", dalla base di Al Udeid in Qatar e più recentemente anche dalla Turchia dalla base di Incirlik. La Francia ha schierato nel Mediterraneo orientale la "Charles De Gaulle", da dove decollano i Rafale e SuperEtendard. Ma posizione del gruppo navale francese comporta che i caccia e i bombardieri francesi sorvolino Israele e la Giordania, oppure la Turchia nella loro rotta verso la Siria e l'Iraq. Cieli già normalmente al limite della congestione.

Diversi altri Paesi della Coalizione a guida americana partecipano all'Operazione Ineherent Resolve contro il Califfato, spesso con ancor meno coerenza. Gli Alleati, che comprendono anche gli Stati Arabi del Golfo, nelle loro missioni d'attacco coinvolgono numerosi aerei per le lunghe distanze da percorrere prima di entrare nei cieli siriani. I loro F-16 penetrano lo spazio siriano da una varietà di rotte diverse per sorvolare la Giordania o l'Iraq aumentando potenzialmente la possibilità di un incidente con altri caccia in volo.

I velivoli coinvolti in queste missioni sono di diverso genere, caccia, droni con missili, droni con Elint (Informazioni elettroniche) ma soprattutto gli aerei cisterna KC-10 per i rifornimenti volo. Il potenziale di scontri diretti fra caccia esiste come dimostrato dall'abbattimento del bombardiere russo il 24 novembre e può portare a decisioni affrettate. La Turchia ha sperimentato la pericolosa realtà dei cieli siriani già nel giugno del 2012, quando un suo F-4 da ricognizione venne abbattuto da un batteria missilistica siriana. "Incidente" che però aveva stimolato una dura risposta della Turchia che in seguito ha abbattuto un Mig siriano e un elicottero nel marzo del 2014, dopo che – secondo la versione di Ankara - avevano violato lo spazio aereo turco. A settembre dell'anno scorso è stato Israele a premere il tasto rosso del "Fire" quando un suo Patriot ha centrato un velivolo siriano che aveva violato il suo spazio aereo, confinante con quello israeliano, "soltanto" di 800 metri.

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