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Siria, ucciso in raid israeliano a Damasco comandante militare Hezbollah

13 maggio 2016 | 17.48
LETTURA: 4 minuti

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Mustafa Badreddine, comandante militare di Hezbollah, è stato ucciso martedì notte in un raid aereo israeliano nei pressi dell'aeroporto di Damasco, in Siria. I suoi funerali si sono svolti oggi pomeriggio a Ghobeiry, sobborgo nella periferia sud di Beirut, ed è stato sepolto vicino al cognato Imad Mughniyeh, altro responsabile militare del gruppo ucciso in Siria nel febbraio del 2008.

In un comunicato del movimento guidato da Hasan Nasrallah afferma che “dalle informazioni raccolte nel corso delle indagini preliminari emerge che una potente esplosione ha colpito una delle nostre postazioni vicino all'aeroporto internazionale di Damasco e il comandante Mustafa Badreddine è rimasto ucciso". Il comunicato precisa che le "indagini puntano a chiarire se l'esplosione sia stata provocata da un bombardamento, un missile o un raid aereo". In precedenza alcuni media libanesi avevano parlato di un raid israeliano, ma nessun commento è arrivato da Tel Aviv.

Secondo fonti militari siriane le modalità con cui è stato ucciso Badreddine sono le stesse di Samir Kuntar, altro esponente militare del Partito di Dio libanese in Siria, morto a Damasco alla fine dello scorso anno. Kuntar, per 29 anni rinchiuso in una prigione israeliana per un attentato a Nahariya nel quale erano rimasti uccisi un uomo, la figlia di quattro anni ed un poliziotto e rilasciato nel 2008 nell'ambito di uno scambio di prigionieri, era stato ucciso in un raid condotto il 19 dicembre scorso alla periferia della capitale siriana. Il regime aveva puntato l'indice contro Israele, cui avrebbero fornito informazioni i gruppi ribelli siriani. "Stando alle prime informazioni, è probabile che Badreddine sia stato ucciso da un missile 'Spice' guidato da un Gps che seguiva un chip collocato nel luogo in cui risiedeva nel Rif di Damasco, un sistema missilistico che non può essere monitorato dai radar e questo fa pensare che vi siano state infiltrazioni che abbiano permesso di raggiungerlo", spiegano le fonti ad Aki-Adnkronos International.

Badreddine era uno dei cinque ‘latitanti’ di Hezbollah incriminato dal Tribunale speciale per il Libano per l'uccisione nel febbraio 2005 in un attentato a Beirut dell'ex premier libanese Rafiq Hariri insieme ad altre 21 persone.

I miliziani di Hezbollah, movimento storicamente sostenuto dall'Iran, combattono in Siria al fianco delle forze del regime di Bashar al-Assad. Si ritiene che dal 2011 il 55enne Badreddine fosse il responsabile delle operazioni di Hezbollah in Siria, dove il gruppo avrebbe perso oltre 1.200 combattenti. "Non rientrerò dalla Siria che da martire, portando la bandiera della vittoria", avrebbe detto in passato secondo quanto riportato dalla tv degli Hezbollah 'al-Manar'.

Nel 2012 il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva annunciato sanzioni contro Badreddine e altri responsabili del movimento sciita per il loro "supporto attivo" al regime di Bashar al-Assad e per il ruolo in "attività terroristiche". Di recente Badreddine, che avrebbe preso parte a "operazioni" di Hezbollah sin dal 1982, era stato inserito insieme ad altri esponenti di Hezbollah anche nella lista nera sul terrorismo dell'Arabia Saudita.

Badreddine "ha partecipato alla maggior parte delle operazioni della resistenza islamica sin dal 1982", è scritto nel comunicato degli Hezbollah che ne annunciano la morte "dopo una vita dedicata al jihad". Badreddine, con un'infinità di alias e falsi nomi, era nato il 6 aprile del 1961 a Ghobeiry, sobborgo della periferia meridionale di Beirut.

La sua uccisione - ha detto ad al-Jazeera l'analista politico ed esperto di Hezbollah Ali Rizk - "non cambierà il ruolo di Hezbollah in Siria, al contrario renderà Hezbollah ancora più determinato a restare impegnato in Siria fino alla fine". La sua uccisione, ha scritto invece il Washington Post, arriva in un momento in cui Hezbollah "cerca di bilanciare la battaglia contro il suo tradizionale nemico, Israele, con il dispendioso intervento nel conflitto siriano per sostenere le forze di Assad contro le fazioni ribelli, compresi alcuni gruppi sostenuti dagli Usa e dai loro alleati".

Nel 1983 Badreddine era stato arrestato e condannato a morte in Kuwait per il suo sospetto coinvolgimento in una serie di attacchi dinamitardi anche contro le ambasciate di Usa e Francia. Fuggì di prigione dopo lo scoppio della guerra con l'Iraq e fece perdere le sue tracce, fino a quando il suo nome non ricomparve nel 2011 negli atti del processo per l'omicidio di Hariri.

Non mancano fonti che lo dipingono con tratti ben diversi da quelli di un "latitante", proprietario di una gioielleria e amante della movida di Jounieh. Certo è che è stato colpito da sanzioni Usa per il "supporto attivo" al regime di Assad e il ruolo in "attività terroristiche" e che di recente è finito anche nella lista nera sul terrorismo dell'Arabia Saudita.

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