Le ultime sette estati nell'Artico, dal 2007 al 2013, sono state le più calde mai registrate dai satelliti dalla fine degli anni Settanta, questo vuol dire che la superficie dei ghiacci estivi marini si è progressivamente ridotta toccando il minimo storico nel 2012, creando problemi di sopravvivenza a gran parte delle popolazioni di orso polare. Per fare un esempio, nella Baia di Hudson, per ogni settimana di anticipo sulla fusione dei ghiacci, dovuto al cambiamento climatico, gli orsi perdono in media 10 kg di peso e le condizioni di salute sono visibilmente più precarie.
La riduzione dell'estensione del ghiaccio provoca anche l'aumento dell'area di caccia di competitori alimentari dell'orso, come le orche. A lanciare l'allarme orso polare è il Wwf che ha avviato sul web la campagna per la salvaguardia della specie e del suo habitat (wwf.it/orsobianco). Il ghiaccio artico che resiste all'estate senza fondersi è infatti l'unica ancora di salvezza per l'orso polare, il più grande carnivoro terrestre che da giugno a settembre ha bisogno di alimentarsi intensamente per accumulare calorie, far fronte alla stagione invernale, riprodursi e dare alla luce cuccioli sani.
Purtroppo gli effetti del cambiamento climatico si accaniscono proprio sul suo unico territorio di caccia: i ghiacci estivi dell'Artico riducono la loro estensione ogni anno minando le speranze di sopravvivenza di una delle specie simbolo, l'orso polare.(segue)
