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Visco: "Ripresa incerta, la disoccupazione è raddoppiata. Per i giovani il prezzo più alto"

08 febbraio 2014 | 16.25
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Visco:

La ripresa resta "debole e incerta". Con la crisi che ha lasciato le sue macerie soprattutto nel mercato del lavoro: la disoccupazione è raddoppiata e i giovani sono le sue prime vittime. Ora, servono riforme, per non bruciare la fiducia parzialmente ritrovata, e, soprattutto, meno tasse su lavoro e imprese, per rilanciare la domanda. Il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nel suo intervento dal palco del Forex di Roma, torna a indicare l'unica strada che ritiene percorribile per invertire definitivamente la rotta.

L'analisi del numero uno di via Nazionale parte da una ricognizione sulla congiuntura. Bankitalia conferma per il 2014 "la previsione centrale sulla crescita del prodotto, dell'ordine di tre quarti di punto percentuale". Ovvero, quello +0,7% già indicato nell'ultimo Bollettino economico trimestrale. In questo contesto, spiega Visco, "ogni sforzo, sul piano nazionale e su quello europeo, va indirizzato a sollevare la domanda favorendo, in una visione condivisa di più chiare prospettive future, la creazione di nuove opportunità di lavoro, l'accumulazione di capitale, un'innovazione volta a ottenere guadagni di produttività da trasferire sui redditi".

Il Governatore insiste, in particolare, sulla necessità di non fermare l'azione di riforma, che deve mettere insieme rigore nei conti e sostegno alla crescita. Sul primo fronte, "l'accelerazione dell'aggiustamento è giunta nel momento più difficile; ha avuto inevitabili effetti prociclici, ma ha risposto all'esigenza di evitare il peggio". Ora, anche in condizioni di crescita moderata, "è sufficiente non deviare dall'obiettivo di pareggio strutturale di bilancio".

Il sostegno alla crescita passa proprio per le riforme. Indispensabili anche alla credibilità del Paese. "La fiducia faticosamente riguadagnata non deve essere indebolita dal riaccendersi di timori sulla risolutezza dell'Italia, e di tutti i Paesi dell'area dell'euro, a proseguire sulla strada delle riforme e della responsabilità", spiega infatti Visco, aggiungendo che "ne sarebbe ostacolato il miglioramento delle condizioni di accesso al credito, con inevitabili riflessi sul costo del capitale e sugli investimenti delle imprese". Si tratta, sia chiaro, di "un sentiero stretto".

In particolare, Visco fa riferimento alla fiducia degli investitori esteri, "talora sbrigativamente identificati con la categoria degli 'speculatori'", che "può risentire rapidamente dei segnali di peggioramento nell'affidabilità creditizia di un prenditore sovrano". Tutto questo, senza dimenticare i consistenti ritardi strutturali del Paese. L'Italia, denuncia il Governatore nella sua analisi, "risponde ancora in maniera insufficiente alla sfida dell'innovazione tecnologica e della globalizzazione dei mercati". Soprattutto, il numero uno di via Nazionale evidenzia che "non è possibile individuare la soluzione nel mero sostegno finanziario ai settori in crisi". Non basta, in sostanza, agire per tamponare una sequenza di emergenze. Per questo, "il recupero della competitività potrà essere ottenuto solo con una strategia di riforma articolata e coerente, a cui contribuiscano il settore pubblico, le imprese, il sistema finanziario".

Sempre tenendo insieme analisi e proposta, il numero uno di via Nazionale si sofferma su quella che resta la principale emergenza per l'economia italiana, l'estrema sofferenza del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione è vicino al 13%, "un livello doppio di quello prevalente prima della crisi", è la premessa di qualsiasi ragionamento.

Subito sostenuta dalla constatazione, che è ormai allarme condiviso, che sono i giovani a pagare il prezzo più alto, perché il "protratto calo dell'attività economica ha pesato in misura maggiore" su di loro: il tasso di occupazione per quello di età compresa tra i 15 e i 24 anni, escludendo gli studenti, è sceso al 43%, dal 61 del 2007; dal 74 al 66 per cento per la classe di età dai 25 ai 34 anni. Altrettanto nitida la fotografia sul piano dell'inflazione.

"Non siamo in una situazione di generalizzata riduzione dei prezzi, di deflazione", evidenzia il Governatore. Ma, puntualizza, "non va sottovalutato in prospettiva il rischio, oggi contenuto, che le aspettative di inflazione a lungo termine perdano il riferimento alla stabilità dei prezzi". Si tratta di "processi non lineari, in grado di materializzarsi rapidamente". Dai numeri, alla politica economica. Con un messaggio chiaro: è decisivo il taglio delle tasse sul lavoro e sulle imprese. "Soprattutto nelle condizioni attuali, segnate da profonde trasformazioni, la riduzione del carico fiscale sui fattori della produzione, accompagnata da tagli selettivi di spesa che riducano gli sprechi e da interventi volti a rendere più efficiente l'amministrazione pubblica, può essere determinante per la capacità del sistema di affrontare i cambiamenti necessari".

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