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Imprese: Unimpresa, racket estorsioni pesa per 10 mld l'anno

06 marzo 2014 | 13.03
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Vale 10 miliardi di euro l'anno il "giro d'affari" del racket che grava sulle imprese italiane. La quota più ampia è a carico dei commercianti costretti a pagare alla criminalità organizzata un pizzo pari a 6,5 miliardi (il 65%) e sono oltre 200mila i negozianti e gli artigiani colpiti dall'estorsione. Questi alcuni dei dati contenuti nella seconda edizione del libro ''I costi dell'illegalità e la lotta alla criminalità organizzata'' appena pubblicato da Unimpresa.

Altro capitolo drammatico è l'usura con i tassi dei 'prestiti' che cambiano di regione in regione. In Puglia, a esempio, i clan hanno raggiunto il 240% di tassi annui; in Calabria, nel vibonese, i clan hanno un tariffario pari al 257%, nel cosentino e nella Locride si scende a 200%. Nelle metropoli si registra il record: a Roma, con tassi anche vicino al 1.500%, che scendono però a 400% a Firenze e a 150% a Milano.

I tassi sono altalenanti anche nelle province. I clan nel nord-est padovano chiedono fino al 180% annuo, nel modenese tra il 120 e il 150%, mentre ad Aprilia, nel basso Lazio, si è raggiunta la cifra di 1.075% di tasso annuo. Cifre che, sempre secondo il volume di Unimpresa, parlano di un ammontare spropositato di soldi e di un giro di affari talmente enorme che è impossibile quantificarlo con esattezza.

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