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Eni, inchiesta su presunte tangenti in Nigeria. Il Gruppo: "Nessuna condotta illecita"

11 settembre 2014 | 13.23
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Il colosso dell'energia sottolinea di aver stipulato accordi per l'acquisizione del blocco Opl 245, avvenuta nel 2011, unicamente con il governo nigeriano e la società Shell. L'ad del 'cane a sei zampe' Descalzi è indagato dalla Procura di Milano per corruzione internazionale di politici

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Non c'è stata nessuna condotta illecita nell'acquisizione del blocco Opl 245 avvenuta nel 2011. Lo chiarisce Eni in merito all'indagine preliminare avviata dalla Procura di Milano. Il Gruppo in una nota, oltre a ribadire la sua "estraneità da qualsiasi condotta illecita", sottolinea di "aver stipulato gli accordi per l'acquisizione del blocco unicamente con il Governo Nigeriano e la società Shell".

"L'intero pagamento per il rilascio a Eni e Shell della relativa licenza - spiega la società - è stato eseguito unicamente al governo nigeriano". Nel prendere atto che da documenti notificati mercoledì alla società "nell'ambito di un procedimento estero che dispone il sequestro di un conto bancario di una società terza su richiesta della Procura di Milano, risultano indagati presso la Procura di Milano l'Amministratore Delegato e il Direttore Operazioni e Tecnologie" la società "sta prestando la massima collaborazione alla magistratura e confida che la correttezza del proprio operato emergerà nel corso delle indagini".

Intanto, il titolo Eni perde in Piazza Affari l'1,26%, a 18,83 euro, dopo la notizia dell'indagine nei confronti dell'amministratore delegato Claudio Descalzi, indagato, secondo quanto riporta il 'Corriere della Sera', per corruzione internazionale di politici in Nigeria.

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