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Lavoro: Eurispes-Uila, aumenta sommerso nei campi al 32% in I semestre 2014

30 ottobre 2014 | 08.10
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L’Eurispes stima al 32% l’incidenza del sommerso in agricoltura nei primi sei mesi del 2014. Una cifra in aumento rispetto agli ultimi anni: 27,5% nel 2011, 29,5% nel 2012, 31,7% nel 2013. Il dato emerge dall'indagine "#sottoterra - Indagine sul lavoro sommerso in agricoltura", realizzata dall'Eurispes e dalla Uila (Unione italiana lavori agroalimentari).

Si tratta di una "immersione da sopravvivenza", dell’apnea di una "economia anfibia" che potrà essere recuperata solo attraverso chiari segnali sul fronte della riduzione della pressione fiscale e di profondo cambiamento delle politiche del lavoro.

"I dati della ricerca mostrano che il lavoro nero e irregolare rappresenta per l’Italia, molto più che per gli altri paesi europei, una realtà grave e di ampia dimensione con la quale il Paese deve fare i conti e deve farli in fretta" commenta il segretario generale della Uila (Unione italiana lavori agroalimentari), Stefano Mantegazza. "Non possiamo permetterci di presentarci all’appuntamento di Expo 2015 con un’agricoltura che nel definirsi 'di qualità', nasconde dietro di sé un’incidenza di oltre il 30% di lavoro nero o irregolare. Occorre che governo e parlamento diano un segnale forte e chiaro in tal senso, trasformando in legge la proposta unitaria di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, che mira a realizzare una 'rete del lavoro agricolo' per promuovere e gestire l’incontro domanda-offerta di lavoro in un quadro di trasparenza e incentivazione per le imprese virtuose".

in Puglia la metà lavoratori in nero, aziende fino al 70% nel Salento

Come emerso dal Censimento Istat dell’agricoltura del 2010, in 10 anni la forza lavoro nel settore agricolo è diminuita del 50,9%, a favore della manodopera salariata, passata dal 14,3% al 24,2%. Le giornate/uomo mediamente lavorate risultano in aumento: da 42,3 a 64,8 l’anno. L’Istat sottolinea anche una variabilità territoriale quanto a irregolarità occupazionale: il primo posto spetta al Mezzogiorno dove il tasso supera la soglia del 25% (Campania e Calabria in testa).

Esemplare il caso della Puglia. Secondo la Direzione regionale del lavoro nel 2013 è risultata in nero la metà dei lavoratori delle aziende sottoposte ad ispezione; tra le aziende agricole la quota varia dal 70% nella zona del Salento al 54% nella provincia di Bari, al 40% in quella di Foggia. Le irregolarità riguardano nella gran parte dei casi anche il salario, che generalmente ammonta alla metà di quello previsto dai contratti.

I settori in cui è più diffuso il lavoro sommerso (lavoro domestico, servizi di cura, costruzioni, agricoltura) sono anche quelli in cui è più elevata la presenza di lavoratori migranti. Il numero di cittadini stranieri occupati in agricoltura è in costante crescita rispetto al passato, per un totale pari a circa 42.000 unità in più rispetto al 2010 (Inea, 2012), e sono questi ultimi a rappresentare la quota più consistente dei lavoratori irregolari nel settore agricolo. La manodopera straniera mostra caratteristiche di stabilità della presenza, sebbene sia una tipologia di lavoro principalmente stagionale, caratterizzata da una forte mobilità. D’altra parte, se fino a poco tempo fa erano soprattutto gli immigrati a lavorare in condizione di vero e proprio sfruttamento nelle coltivazioni, adesso, come conseguenza della crisi economica, sono sempre più numerosi gli italiani costretti dalla disoccupazione a cercare un impiego nei campi.

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