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L'ascesa di Landini tra politica e sindacato, il giudizio della base Cgil

01 novembre 2014 | 16.04
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Il futuro del leader della Fiom nel dibattito interno alla confederazione di Corso Italia, tra una 'chiacchiera tra amici al bar' e una 'immagine suggestiva'

L'ascesa di Landini tra politica e sindacato, il giudizio della base Cgil

Dagli incontri a palazzo Chigi alla lotta dura contro il Jobs act, dalle manganellate nel corteo Thyssen alle invettive contro il governo Renzi perso "nelle sue Leopolde e slogan del cazzo", fino alla proclamazione di uno sciopero generale in solitaria che, fino a pochi giorni fa, sembrava un azzardo, l'astro del leader Fiom, Maurizio Landini, appare decisamente in ascesa. Un misto di passionalità, irruenza e intelligenza politica, una buona dose di intuizione e una capacità mediatica notevole con cui dare forma alla rabbia e all'esasperazione dei lavoratori, che sembra conquistare sempre più consensi.

E c'è già chi ritaglia per Landini un nuovo ruolo politico con cui riempire il vuoto di una leadership a sinistra del Pd o che intravede la possibilità di una 'scalata' ai vertici della Cgil con cui imprimere una 'sterzata' al sindacato rispetto alla guida attuale di Susanna Camusso. Ma se sulla prima ipotesi, peraltro già smentita dal diretto interessato, il dibattito interno alla confederazione di Corso Italia sembra limitarsi ad una 'chiacchiera tra amici al bar', sulla seconda il sentiment che emerge, tra 'camussiani' e 'landiniani', relega l'eventualità ad una semplice "immagine suggestiva" , nulla di più.

"E' una chiacchiera più diffusa fuori che dentro il sindacato perché nessuno pensa che oggi sia in discussione la leadership in Cgil di Susanna Camusso, anche se è evidente, e non da oggi, che Landini è un leader che va oltre i metalmeccanici e che la Fiom ha un effetto positivo sulla Cgil... la Fiom batte un colpo e a seguire anche la Confederazione", spiega il segretario generale della Fiom Piemonte, Federico Bellono, ricordando l'effetto di trascinamento che i metalmeccanici hanno avuto nelle vicende più calde del Paese, dalle pensioni alla riforma del mercato del lavoro, fino allo sciopero generale di questi giorni. (segue)

Una conflittualità, quella tra metalmeccanici e confederazione, peraltro, che, proprio per "l'effetto Renzi" e il suo attacco ai diritti e al sindacato, "si è molto attenuata" in questi mesi. Senza contare che Landini, suggerisce ancora Bellono, "è molto più forte e autorevole come leader Fiom che come leader Cgil" rivestendo, anche e sopratutto, un ruolo 'anti-casta' che ai leader sindacali, "in questa furia di rottamazione renziana", non è più possibile avere.

Ragionamenti comunque al netto dei tempi e delle 'liturgie' sindacali: "Camusso è stata rieletta pochi mesi fa. Quindi o succede qualcosa di nuovo, che nell'immediato non vedo, o l'idea potrebbe tornare in ballo solo al prossimo congresso, tra 4 anni che, di questi tempi, è come dire 4 secoli, può succedere politicamente di tutto. Un avvicendamento in corsa dunque dipenderebbe da troppe variabili", ragiona ancora. Né una sponda, dice ancora, potrebbe offrirla la prossima Conferenza di servizio, presentata da Camusso come un appuntamento con l'ammodernamento del sindacato. "Non ci saranno prove generali di 'scalata'", garantisce.

E l'eventualità che il 'peso' di Landini possa lievitare fino ai vertici della confederazione è esclusa anche dalle voci all'interno della maggioranza del sindacato. "La confederazione è una macchina molto complessa, devi avere qualità di governo complessive perché un capo autorevole non è solo quello che confligge ma quello in grado di portare il suo popolo ad un approdo sicuro", spiega un sindacalista di categoria che non vuole apparire. "Landini perciò non sarebbe eletto non perché non avrebbe la maggioranza dei voti ma solo perché per guidare la Cgil serve una visione complessiva che non ha", prosegue. (segue)

Senza contare, aggiunge, che in realtà "la Fiom ha messo dei lustrini sull'angolo in cui è stata messa" considerato che il movimentismo dei metalmeccanici ha portato ad un contratto "da non imitare", sia quello nazionale che quello Fiat. "Landini come Arthur Scargill, è sì una figura romantica, ma è stato sconfitto, ha perso come i minatori inglesi e il suo contratto lo dimostra", conclude.

Anche nella confederazione si derubrica la questione a pura "fantapolitica". "Non c'è nessuna formale messa in discussione della guida di Camusso né il benché minimo spiraglio per cambiare uno scenario in corsa", spiega un membro della segreteria di Corso Italia. "Anzi, dopo la manifestazione del 25 ottobre si rafforza la posizione del segretario generale che ha vinto la sfida che aveva lanciato. Il clima è di concordia e anche la posizione della Fiom rafforza, non indebolisce, la Cgil".

Scenario "irrealizzabile" anche per lo Spi, l'agguerrito sindacato dei pensionati Cgil, che con Landini ha un rapporto stretto di antica data. "Landini ha seminato molto ed è un leader riconosciuto, tirato per la giacca dalla politica, ma da qui al vertice Cgil la strada è complicata", dicono ricordando anche come la figura del capo delle tute blu venga vissuta all'interno della confederazione spesso "in maniera diffidente e problematica". "Sarebbe inimmaginabile un capovolgimento in tempi brevi. Il sindacato è compatto e mancano 4 anni al nuovo congresso", tagliano corto.

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