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Tutti d'accordo, bene la Bce ma ora avanti con le riforme

22 gennaio 2015 | 20.00
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A Roma come in Europa le reazioni alle decisioni dell'Eurotower sono positive: ma il varo del maxi-programma di acquisti non può essere un alibi per non andare avanti con gli aggiustamenti necessari. Un monito che riguarda in primis Italia e Francia

Ottima accoglienza per il piano di Quantitive easing, lanciato dalla Bce, che prevede l'aquisto di titoli di Stato per un totale di 1.140 miliardi di euro. Per il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, il piano aiuterà ad "elevare le aspettative di inflazione e ridurrà il rischio di un protratto periodo di bassa inflazione", aggiunge Lagarde, sottolineando che le misure sono in linea con il mandato della Bce di assicurare la stabilità dei prezzi. Tuttavia "è essenziale - spiega - che la politica monetaria accomodante sia sostenuta da un'azione politica complessiva e rapida in altre aree, non ultime le riforme strutturali per accelerare il potenziale di crescita".

Il ministro dell'Economia, Per Carlo Padoan, ritiene il Qe ''una buona cosa per l'Italia e per la zona euro" per abbassare l'inflazione. "Le misure decise dalla Bce sono molto importanti e vanno nella giusta direzione". Padoan sottolinea l'importanza sia "dell'ammontare che della procedura" anche per "l'impegno a continuare se non si raggiunge" l'obiettivo di riportare l'inflazione vicino al 2%. La decisione di limitare la condivisione del rischio al 20% per quanto riguarda la Bce, secondo il ministro, "indica che il cammino verso una piena mutualizzazione del rischio va avanti e deve esere completato".

Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha valutato "molto positive le odierne deliberazioni della Bce che rappresentano un importante fattore che favorisce la ripresa dello sviluppo nella zona Euro e che si assomma ad altri elementi favorevoli quali la riduzione del prezzo del petrolio, la svalutazione dell’euro rispetto a dollaro e franco svizzero e i tassi già infimi".

Emma Marcegaglia, presidente dell'Eni, ha detto di sperare che la scelta della Bce" sul Qe "sia una scelta forte in termini di quantità e di modalità e se così sarà ci sarà un impatto positivo sulla crescita". Mentre per il presidente di Banca Mps Alessandro Profumo, si tratta di ''un intervento fondamentale, che consente parzialmente di evitare il fenomeno della deflazione, che oggettivamente è estremamente problematico, e di mantenere una forte unitarietà tra i decisori all'interno della Bce, che è un altro elemento di grande rilevanza".

Il Qe era "necessario e importante" ma la condivisione del rischio "è troppo bassa" mettendone a repentaglio l'efficacia, osserva il direttore del think tank Bruegel, Guntram Wolff. Il piano, insiste, "è potente sotto il profilo quantitativo, ma una condivisione delle perdite ipotetiche così bassa potrebbe rappresentare un segnale negativo per il mercato".

Per il vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente del Ppe, Antonio Tajani, "si tratta inoltre di una scelta molto positiva per l'Italia. Dato che le quote di acquisti saranno proporzionali alla quota di capitale degli Stati membri, l'Italia beneficerà di acquisti fino a 140 miliardi di euro". "Naturalmente -continua Tajani- la scelta della Bce non dovrà essere utilizzata come pretesto per ritardare o non avviare le riforme indispensabili a rendere l'Italia un Paese veramente moderno, competitivo e capace di sconfiggere la crisi".

A Bruxelles Guy Verhofstadt, leader del gruppo dei liberali Alde al Parlamento europeo sottolinea che "la Bce è intervenuta nuovamente perché i leader europei non sono riusciti ad affrontare adeguatamente la crisi. Ma questo intervento da parte della Bce non dovrebbe portare all'autocompiacimento, il quantitative easing non è la 'pallottola d'argento'". Ora, per Verhofstadt , "Italia e Francia in particolare devono iniziare ad attuare le riforme strutturali. La credibilità della zona euro dipende largamente dalla volontà politica di queste due grandi economie di fare le riforme".

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