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Crisi: uomini già troppo indebitati, crescono prestiti a donne/Adnkronos

05 febbraio 2015 | 17.51
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Negli ultimi quattro anni il trend delle richieste da parte di madri, figlie e nonne è in continua ascesa. L'amministratore delegato di Az Holding: "Il motivo? Scelta obbligata, il marito ne ha già e non può chiederne altri". Aumentano anche prestiti ai giovani under40. A Busto Arsizio tribunale 'riduce' debito a 53enne in cassa integrazione

Foto Infophoto
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Gli uomini di casa sono ormai troppo indebitati. E allora sono sempre più le donne a chiedere e ottenere prestiti. E' la nuova tendenza nel settore del credito che segnala all'Adnkronos Carmine Evangelista, amministratore delegato di Az Holding, società che fornisce supporto ai processi decisionali assicurativi, creditizi, bancari, legali ed aziendali. Il manager descrive così un altro aspetto della crisi anticipando l'andamento che sarà disegnato dai numeri del prossimo rapporto di marzo dell'Osservatorio Statistico. "Il marito, il padre è spesso già pesantemente indebitato - spiega Evangelista disegnando un trend in salita dal 28,6% del 2011 al 32,7% del 2014 - l'unica che può chiedere il prestito è la donna, moglie, madre o addirittura la nonna. Sono un pilastro della famiglia". Il reddito femminile "è mediamente inferiore" e questo spiega anche in parte "l'aumento di sette punti dei prestiti concessi a chi guadagna meno di mille euro al mese".

Di positivo, se così possiamo dire, c'è che "questo risultato è in parte indice di una maggiore partecipazione al lavoro delle donne perché molti dei prestiti vengono concessi con la cessione del quinto dello stipendio".

Sempre più prestiti 'in rosa', dunque. Ma crescono anche quelli concessi a immigrati, 17,2% dell'anno scorso contro il 15,1% del 2011, e ai giovani sotto i quarant'anni. "Parliamo di tre punti in più - spiega Evangelista - gli under40 fanno parte di una popolazione più a rischio dal punto di vista reddituale perché coinvolta all'interno di lavori meno stabili. Sono a Partita Iva, a progetto, occasionali. Non è detto che abbiano un reddito più basso, solo più precari".

Ci sono più debiti al Nord che al Centro. I numeri parlano chiaro. Al Nord sono pari al 60%, al Centro siamo al 23% e 17% al Sud. "Soprattutto l'area Nord Est ha molto sofferto con la chiusura delle piccole e medie imprese, il fatto che ci siano state tante 'serrate' e quindi tanti fallimenti si è inevitabilmente riflesso sul lato occupazione". In pratica chi aveva un lavoro, avendolo perso, si è dovuto indebitare e, spiega Evangelista, "ha fatto più fatica a rimborsare i prestiti che aveva in corso".

Sempre una donna è protagonista di una sentenza che è stata definita "storica" perché è stato applicato per la prima volta in Lombardia uno dei primi 'Piani del consumatore' in Italia. Nei giorni scorsi il tribunale di Busto Arsizio ha ridotto il debito da 86mila a 11mila euro di una cartella esattoriale di Equitalia di una signora 53enne cassaintegrata.

Applicando quanto stabilito dalla legge 3 del 2012 e secondo il principio della 'Composizione della crisi da sovraindebitamento', il tribunale ha stabilito che dovrà pagare l'87% in meno. L'importo è stato individuato in base alle attuali possibilità economiche della debitrice.

“L’obiettivo della legge – dice l’avvocato della signora Pasquale Lacalandra – è quello di dare l’opportunità ai debitori che si trovano in situazioni critiche di riacquistare un ruolo attivo nell’economia e nella società, senza restare schiacciati dal carico dell’indebitamento preesistente". E’ importante però, spiega il legale Lacalandra, "valutare attentamente le condizioni per poter accedere alla procedura, dato che il Tribunale competente, dovrà esaminare sia la fattibilità del piano" sia "la meritevolezza del debitore”.

Pur essendo contento della sentenza, segno del fatto che "si muove qualcosa" il vicepresidente di Konsumer Italia, Marco Recchi mette l'accento sul fatto che "è evidente che la legge non funziona". In Italia abbiamo fatto una "norma particolarmente complessa e rigida", accusa Recchi, "che è servita solo a mettersi a posto con le istituzioni europee".

"In più di due anni ha prodotto solo episodi sporadici di provvedimenti giudiziari - conclude Recchi - Di fronte a una crisi drammatica del Paese, tre e quattro sentenze non bastano. Il fatto che siano così poche in un periodo di crisi così lungo come è quello che stiamo attraversando e i tanti casi di disperazione di piccoli imprenditori, prova che la legge è troppo complessa e non funziona".

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