Da marzo sarà possibile richiedere il trattamento di fine rapporto in busta paga, ma l’adesione è ancora scarsa. Lo segnala Confesercenti che rileva come ad oggi ne abbiano fatto richiesta appena 6 dipendenti su 100, e solo un altro 11% vorrebbe farlo entro la fine del 2015. La stragrande maggioranza dei dipendenti lo lascerà invece accumulare nell’impresa in cui lavora
Da marzo sarà possibile richiedere il trattamento di fine rapporto in busta paga, ma l’adesione è ancora scarsa. Lo segnala Confesercenti che, in base a un sondaggio condotto con SWG, rileva come ad oggi ne abbiano fatto richiesta appena 6 dipendenti su 100, e solo un altro 11% vorrebbe farlo entro la fine del 2015. La stragrande maggioranza dei dipendenti (l’83%) lascerà invece accumulare il trattamento di fine rapporto nell’impresa in cui lavora, come avvenuto finora oggi. Le imprese confermano le risposte dei dipendenti: l’82% non ha ricevuto o pensa di non ricevere richieste di TFR in busta paga da parte dei propri dipendenti
I lavoratori che hanno scelto di avere il TFR su base mensile, secondo i dati di Confesercenti, utilizzeranno la liquidità aggiuntiva soprattutto per saldare debiti pregressi, destinazione indicata dal 24% del campione. Il 20% lo destinerà alla previdenza integrativa, mentre solo il 19% lo impiegherà per acquisti di vario genere. Il 35%, invece, non ha ancora un programma.
Tra le ragioni alla base della mancata adesione, invece, c’è soprattutto la volontà di non erodere la liquidazione da riscuotere a fine rapporto di lavoro, opzione indicata dal 58% di chi lascerà accumulare il TFR in azienda. Una percentuale significativa, che dimostra come il TFR venga percepito ancora da gran parte degli italiani come una forma di risparmio e di tutela per il futuro. Ma c’è anche un rilevante 30% che dichiara di non avere approfittato dell’opzione per via dell’eccesso di fisco: il TFR, se percepito in busta paga, viene infatti tassato con aliquota ordinaria, e non ridotta come quando viene preso alla fine del rapporto di lavoro. Oltretutto Confesercenti segnala come il Tfr in busta paga incida negativamente sulle tabelle ANF e sulla determinazione dell’ISEE: una questione decisiva soprattutto per le fasce di reddito più deboli, che sarebbero dovute essere le principali beneficiarie del provvedimento.
Infine, c’è un 10% che dichiara di non aver richiesto il TFR in busta paga per non creare difficoltà all’azienda: un dato che, secondo l'associazione, evidenzierebbe un "rapporto di fiducia tra le imprese – in particolare le PMI – ed i dipendenti, soprattutto in un periodo di crisi così dura".