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La guerra del riso, filiera italiana nel padiglione di Federalimentare

21 aprile 2015 | 18.01
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E' guerra aperta sul fronte del riso. A Expo infatti le aziende italiane parteciperanno non già nel cluster internazionale del riso, ma nel padiglione "Cibus è Italia" della Federalimentare. Una scelta dell'Ente Nazionale Risi per difendere questa eccellenza dalle importazioni a dazio zero dai Paesi Meno Avanzati.

La guerra del riso, filiera italiana nel padiglione di Federalimentare

Il riso italiano sarà presente a Expo non già nel cluster internazionale del riso, ma nel padiglione "Cibus è Italia" della Federalimentare. La filiera italiana non dividerà dunque gli spazi con le imprese risiere, ad esempio, cambogiane con le quali è guerra aperta sul fronte commerciale. Ma sarà comunque una presenza importante con 51 aziende sotto l'egida dell'Ente Nazionale Risi (sottoposto alla vigilanza del ministero per le Politiche agricole).

"Il Riso Italiano non è una mera commodity, ma un’eccellenza del patrimonio agroalimentare che consente di preparare un piatto tipico italiano: il risotto. Un’eccellenza che va difesa dalle importazioni a dazio zero dai Paesi Meno Avanzati, che deve essere sviluppata con una ricerca scientifica che porta al miglioramento qualitativo delle varietà del riso, che deve essere fatta conoscere in tutti i continenti, aumentandone l’export". Queste le motivazioni che hanno portato alla scelta di non confondersi alle produzioni di altri Paesi, in particolare a quelle a basso prezzo di certi paesi asiatici. Lo spazio del riso italiano invece, vuole illustrare la storia, il saper fare, la ricerca, le ricette gastronomiche ed il futuro del riso italiano.

La filiera italiana, con tutte le sue varietà, dall'Arborio al Carnaroli, dal Vialone Nano all'Originario, produce 1 milione e 400 mila tonnellate di riso greggio dal quale si ottiene 1 milione di tonnellate di riso lavorato, con un fatturato rispettivamente di 500 milioni e di 1,5 miliardi di euro (dati 2014). Sono 4.090 le aziende agricole risicole, 107 aziende risiere di trasformazione e 70 aziende agricole che trasformano direttamente la propria produzione, per un totale di 10.000 addetti. In Italia si coltiva riso su una superficie di 219.000 ettari (che rappresenta il 52% dell’intera superficie coltivata a riso nell’Unione europea), esportando il 52% della produzione in Europa e l’11% fuori dell’Europa.

"E’ necessaria la promozione del riso italiano, che parte dalla ricerca e dalle sementi ma deve arrivare fino alla riconoscibilità e valorizzazione del prodotto sugli scaffali dei supermercati. Il settore attraversa un momento non facile anche a causa di una competizione internazionale molto aggressiva" ha detto Andrea Olivero, vice ministro delle Politiche Agricole, dalla conferenza stampa dell’Ente Nazionale Risi (ente sottoposto alla vigilanza del Ministero per le politiche agricole), tenutasi oggi a Milano.

"Occorre contrastare la stagnazione del consumo interno – ha detto ancora Olivero - e valorizzare la specificità delle nostre produzioni e la ricchezza delle nostre varietà, facendo in modo che si crei un mercato privilegiato per il riso italiano, che ne riconosca la qualità straordinaria".

Sui vantaggi provenienti dalla partecipazione a Expo2015 è intervenuto anche Paolo Carrà, commissario straordinario dell’Ente Nazionale Risi: "Oggi la competizione internazionale è molto forte e questo richiede alla filiera risicola italiana di confrontarsi maggiormente puntando a cercare di connotare il riso italiano, prodotto di eccellenza dell’agroalimentare italiano, frutto di una continua ricerca scientifica nel segno di un’agricoltura più sostenibile. Lo spirito con il quale l’Ente Nazionale Risi ha deciso di partecipare ad Expo è da un lato quello di far conoscere ad un pubblico internazionale i valori di salubrità, versatilità del nostro riso e del piatto tipico, il risotto, e le bellezze dei territori risicoli italiani, dall’altro, spingere le aziende trasformatrici ad internazionalizzarsi ed a scoprire nuovi mercati".

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