Nel nostro paese il 5% più ricco della popolazione controlla il 32,1% della ricchezza nazionale netta. I bambini più esposti al rischio povertà, mentre le donne sono più penalizzate sul lavoro
La crisi ha aggravato le differenze nella distribuzione delle risorse in Italia, con con un livello di diseguaglianza che è superiore a quello della media Ocse, portando il 5% più ricco della popolazione a controllare il 32,1% della ricchezza nazionale netta (valore che si riferisce al totale di asset finanziari e non finanziari, meno le passività). E' quanto emerge da un rapporto Ocse sulle diseguaglianze che mostra come a livello di entrate fra il 2007 e il 2011 il 10% più povero della popolazione abbia registrato un calo medio annuo del 4% contro appena l'1% del 10% più benestante, u n trend che ha portato in questo periodo il livello di povertà a crescere di 3 punti, un aumento fra i più forti dell'area. Il fenomeno è particolarmente evidente fra i bambini (con un'incidenza di povertà del 17% rispetto al 13% della media Ocse) mentre fra gli over 65 il livello è del 9,3% contro una media del 12,6%.
L'Ocse evidenzia poi come la disomogeneità della ricchezza sia amplificata dalle condizioni del mercato del lavoro, con un 40% della popolazione che opera in condizioni 'non standard', ovvero con regolari contratti a tempo indeterminato. E le diseguaglianze restano forti, nel mercato del lavoro, fra uomini e donne: solo il 38% di queste ultime ha un lavoro a tempo pieno contro la media Ocse del 52%. In merito al livello di diseguaglianza in Italia l'Organizzazione suggerisce alle istituzioni, fra l'altro, di rivedere il sistema fiscale e degli incentivi, spostando il peso della tassazione dal lavoro al consumo.
La crescita delle disparità è comunque un fenomeno comune a tutte le principali economie: come ha sottolineato il segretario dell'Ocse Angel Gurría, "le diseguaglianze fra i paesi dell'Ocse sono al livello più alto da quando abbiamo iniziato a registrarle. E l'esperienza mostra come un elevato livello di disparità danneggia la crescita". In un campione di 18 paesi dell'area Ocse l'1% più ricco della popolazione controllava risorse per il 18% del totale mentre il 40% più povero appena il 3%.